I vini italiani sono largamente conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, e negli ultimi anni si sono imposti anche come attrattiva turistica. L’enoturismo, con i tour nei vigneti, le degustazioni e le varie esperienze enologiche, vale oggi oltre 2,5 miliardi di euro.
Nel nostro paese, però, spesso il settore non viene sfruttato al pieno delle sue potenzialità, o per mancanza di conoscenze specifiche che consentano di comprendere a fondo lo scenario, o perché non si posseggono gli strumenti per realizzare strategie adeguate. Vinodila’, società specializzata in consulenza enoturistica in Italia, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, economica e sociale, è oggi l’unica realtà in grado di offrire una consulenza completa nel mondo del vino e ora, anche una formazione altamente specializzata.
Ne abbiamo parlato con Massimo Del Mestre, co-founder di Vinodila’
– Da alcuni anni Vinodila’ opera al fianco delle Cantine italiane per aiutarle ad entrare nel mondo dell’enoturismo. Quali sono a suo avviso i maggiori problemi che le Cantine italiane incontrano?
Crediamo che la maggior parte delle Cantine italiane offra prodotti di qualità elevata, senza, però, essere in grado di raccontarli o presentarli in modo adeguato, e questo limita di fatto il loro mercato. La principale problematica è una mancanza di spirito imprenditoriale, che porta a sottovalutare i mercati digitali e, quando sono attive online, sfruttano solo una minima parte della rete. Inoltre, nonostante a livello nazionale l’enoturismo sia dal 2019 normato da legge apposita, manca nella quasi totalità delle Regioni la legge attuativa. Un’altra questione che rende non semplice l’organizzazione del lavoro è la sovrapposizione di vari aspetti giuridici e contabili, che provoca una grande confusione dal punto di vista normativo ed amministrativo riguardo ciò che le aziende di produzione agroalimentare possano e non possano fare, lasciandole disorientate.
Come opera Vinodià?
Con passione, entusiasmo, ma, soprattutto, tanto studio e preparazione interdisciplinare, strumenti indispensabili in questo clima caotico. Vinodià oggi è l’unica realtà italiana in grado di dare risposta e supporto reale a chi opera nel mondo del turismo enogastronomico, perché racchiudiamo le 3 competenze necessarie: quella enogastronomica, grazie alla nostra ventennale esperienza nella progettualità integrata territoriale; quella turistica perché dal 2005 siamo un’agenzia autorizzata, obbligatoria per legge e quella di gestione aziendale, perché siamo Partner di OSM – Open Source Management, la principale società di consulenza aziendale in Italia, che si dedica da oltre vent’anni allo sviluppo delle imprese italiane, con lo scopo di aiutare gli imprenditori a trovare le soluzioni migliori per far crescere la propria azienda.
Il primo passo è analizzare insieme al titolare la situazione dell’impresa, partendo dalle potenzialità del suo team, per poi individuare le necessità aziendali e strutturare un piano di crescita concreto e personalizzato che tenga conto di tutti questi elementi.
Nello specifico, il nostro lavoro consiste in:
- Analisi tecnico-organizzativa della cantina e delle sue potenzialità
- Individuazione del posizionamento dell’azienda sul mercato enoturistico
- Individuazione delle unicità dell’azienda rispetto ai competitor
- Comunicazione integrata e strategica
- Supporto nel digital marketing e nel marketing territoriale
- Individuazione del possibile percorso di crescita
- Wine tourism business development
- Potenziamento delle soft skills degli addetti ai lavori
- Formazione del personale
- Predisposizione di un’offerta turistica esperienziale di valore
- Presenza sul portale e-commerce Vinodila’
- Supporto operativo da parte del team
La nostra consulenza mira a modificare radicalmente il modo in cui i nostri clienti impostano il lavoro non più su base quotidiana, settimanale o in risposta a eventi esterni, ma seguendo una strategia studiata e lungimirante, nella quale sono considerati anche gli imprevisti, e che cerca di anticipare gli eventi e i bisogni della clientela di riferimento. Questo porta a risultati concreti ed effettivi, che si traducono in aumento delle vendite (e del fatturato), implementazione della rete di distribuzione e delle relazioni commerciali destagionalizzando il prodotto e riuscendo a creare relazioni territoriali. Tutto questo fa sì che l’azienda consolidi il suo posizionamento, accrescendo la brand reputation.
– Nelle prossime settimane presenterete il vostro progetto di “Human Wine Academy”, ce ne può parlare?
La Human Wine Academy è un’iniziativa assolutamente innovativa, la prima ed unica Accademia dell’enoturismo in Italia. Per noi, basandoci sulla nostra esperienza diretta, si tratta di rispondere ad un bisogno che sappiamo bene essere sentito da molti operatori del settore, la naturale materializzazione di uno strumento di alta formazione, con particolare attenzione ai giovani, agli imprenditori e ai players del settore agroalimentare.
Lo sviluppo dell’enoturismo necessita di una conoscenza approfondita e il giusto approccio manageriale. Noi crediamo che ciò debba avvenire attraverso una visione innovativa che metta al centro la persona, l’essere umano, a tutti i livelli.
Di fatto, l’Academy interpreta a tutti i livelli la coerenza del nostro impegno verso le persone, il territorio, le nuove generazioni, la sostenibilità, valori e azioni che abbiamo maturato nei decenni, di lì la scelta di inserire la parola Human.
Il progetto si sviluppa su tutto il territorio italiano e coinvolge tutte le aziende che vogliano fare turismo agroalimentare.
Vogliamo formare professionisti qualificati in grado di fare squadra con le realtà del territorio per trovare soluzioni, individuare la loro proposta unica di valore, aiutare a costruire e vendere le proprie esperienze vincenti, attraverso il proprio personale tocco.
L’Academy prevede due percorsi distinti di formazione professionale: il Winery Ambassador, una figura che ha la responsabilità di gestire l’accoglienza, con una preparazione in ambito marketing, commerciale e gestione di eventi; e la Wine Business School, che propone una formazione continua per titolari o manager di aziende vitivinicole e agroalimentari, dove ogni imprenditore studia e segue un percorso mirato e personalizzato sulla propria realtà, approfondendo quegli strumenti di management che possano aiutarlo nella gestione della sua azienda.
Da poco è partito il master per Winery Ambassador, in collaborazione con OSM, Open Source Management, da oltre vent’anni la principale società di consulenza aziendale in Italia, e il Movimento Turismo Vino del Friuli-Venezia Giulia, che da venticinque anni promuove l’enoturismo, con il supporto di Vinodila’.
Al termine del percorso gli studenti saranno in grado di individuare in ogni situazione la soluzione più corretta per ogni vignaiolo, affinché possa proporre esperienze uniche che lo differenzino dalla concorrenza, il motivo per cui il turista sceglierà lui invece di altri.
ll Winery Ambassador è il responsabile del successo e della produttività della cantina in termini di crescita enoturistica dell’azienda, aumento delle vendite dirette, crescita del brand aziendale e instaurazione di nuovi rapporti commerciali.
– Perché la scelta della parola “Human” per la vostra Accademia?
La caratteristica distintiva del nostro corso si racchiude nel termine “Human”, che è un po’ ciò che contraddistingue anche il nostro modo di vedere il mondo del turismo enogastronomico. Si tratta di mettere al centro della formazione la persona, l’essere umano, fornendo elevati standard di conoscenze tecniche, che consentano di svolgere fin da subito il ruolo di manager dell’enoturismo, ma focalizzandosi anche sulle soft skills, cioè quelle competenze trasversali come il saper comunicare, lavorare in gruppo, tenere testa allo stress. “Human” e “Passione” sono la chiave distintiva della Human Wine Academy, cioè lavorare con impegno e passione, insieme alle persone, ma anche per le persone, con obiettivi sostenibili condivisi.
Come si svolgono le lezioni del master?
Le lezioni vengono svolte presso le cantine dei partner, secondo una metodologia del tutto innovativa, rendendo l’apprendimento interattivo, più rapido e concreto.
Un esempio? A tavola con il vignaiolo: un format didattico che prevede una cena con affermati vignaioli del territorio, che condivideranno la loro esperienza e racconteranno il loro mestiere come mission della loro vita.
Previste attività pratiche esperienziali, dai workshop per imparare le tecniche di degustazione e di presentazione del prodotto locale, ai laboratori di accoglienza in cantina, fino agli originali wine game. Gli studenti verranno accompagnati nell’esplorazione del territorio insieme a un’operatrice esperta di turismo esperienziale per comprendere l’importanza della valorizzazione e della collaborazione con le realtà territoriali circostanti.
I docenti sono tutti professionisti esperti in ambito enoturistico, professori universitari, consulenti ed imprenditori.
– In un periodo tanto difficile per il turismo, l’enoturismo può a suo avviso rappresentare un “nuovo” modello, più umano, più a contatto con la vera identità dei luoghi, lontano dalla massa e quindi dagli “assembramenti”?
L’emergenza COVID ha indubbiamente portato un blocco quasi totale anche per il turismo enogastronomico, ma questo è uno dei settori che, per target di riferimento e caratteristiche delle attività proposte, si può adattare più facilmente alle nuove esigenze e alle restrizioni a cui stiamo facendo fronte alla ripartenza. Piccoli gruppi, attenzione per i dettagli e spazi aperti sono infatti già intrinsechi nell’enoturismo di qualità.
È inoltre in grado di soddisfare perfettamente le esigenze del turismo di prossimità, quindi è al momento tra i pochi settori che possa rimanere attivo.
Queste sono tra l’altro le esperienze predilette dai turisti e lo saranno ancora di più ora alla ripartenza, perché risponderanno al bisogno diffuso di rigenerazione e well being
– Come vede il futuro dell’enoturismo in Italia?
Il turismo enogastronomico a livello mondiale è in forte ascesa e il trend viene confermato anche in Italia.
Periodo storico a parte, nel quale comunque il turismo enogastronomico rimane tra le poche possibilità di svago, per le ragioni sopra descritte, va detto che la nuova frontiera del turismo, dell’enoturismo in primis, si chiama esperienza, ovvero, il turista vuole vivere emozioni, incontrare persone vere, fare esperienze uniche ed autentiche.
Il desiderio di riavvicinarsi alla tradizione e alle radici, ai solidi valori espressi dal mondo rurale, la maggiore sensibilità verso la sostenibilità e gli equilibri ecologici, la curiosità verso culture diverse ma comunque vicine, portano molti turisti italiani e non alla scoperta del territorio a medio raggio, attraverso il vino come esperienza genuina.