C’era una volta la Leaf. 10 anni fa la prima vera automobile nativa elettrica per utilizzo normale veniva lanciata sul mercato. La radicalità delle sue forme molto particolari ed i 117 km di autonomia (poi salita a 172 a fine carriera nel 2016) spaventavano l’automobilista medio che sì, magari la guardava con ammirazione ma non se la sentiva di fare il grande passo verso questa nuova forma di mobilità.
Oggi sono cambiate molte cose. L’autonomia è più che raddoppiata e le forme così lontane da quelle che siamo abituati ad associare ad un’automobile, sono mutate in linee aggressive, filanti e piacevoli che difficilmente potrebbero essere associate a qualcosa di diverso da un’auto tradizionale ed anche piuttosto “à la page”.
Se ci mettiamo anche il fatto che in quest’auto elettrica da circa 33 mila euro con un’autonomia reale (della versione base con batteria da 40KW/h) di quasi 300km nei suoi 4 metri e 50 di lunghezza ci si sta comodi in 5 e c’è spazio per 435 litri di bagagli sembrerebbe quasi troppo bello per essere vero; sarà un’auto da “anziani” con prestazioni discutibili? Eh no! Ah no? La Leaf in prova con batteria da 40KW/h, 150cv e 320nm di coppia disponibile istantaneamente ha prestazioni da berlina sportiva. La risposta al pedale è istantanea, paragonabile ad un V8 americano a carburatori. In 7 secondi circa ci si ritrova a 100km/h nel silenzio (ed infatti si rischia sempre di “correre” troppo perché semplicemente è difficile rendersene conto) ed arrivare a 150km/h (velocità alla quale la Leaf è autolimitata) ci vuole davvero poco.
Il motore copre tutto l’arco del tachimetro con un’erogazione costante e vigorosa che la sola trazione anteriore, fatica a scaricare completamente a terra con sporadiche ruote che slittano e la sensazione costante di trovarsi su una piccola sportiva.
Il baricentro bassissimo dovuto al pacco batterie sotto il pavimento e lo sterzo molto diretto (nel momento in cui scrivo non siamo riusciti a reperire l’effettivo rapporto di sterzo ma il feeling è paragonabile a quello di una BMW Serie 3) davvero fanno dimenticare di trovarsi su una compatta quasi di segmento D.
La trazione è anteriore ma lo spunto degno di una fionda fa uscire dalle curve alla velocità del pensiero ed i controlli di trazione sempre puntuali e difficilmente percettibili rendono al guida di questa Leaf addirittura gustosa.
Durante i due giorni nei quali ho provato l’auto ho sempre ricaricato la batteria la notte nel mio garage. Dei due cavi con i quali la Leaf viene consegnata (di serie) quello con la presa a Schuko si attacca alla presa domestica. Tre LED blu progressivi (simili a quelli dei dispositivi elettronici che usiamo tutti i giorni) sul parabrezza si accendono per indicare lo stato della carica e nel monitor del cruscotto il sistema comunica la fine programmata della ricarica. Il primo giorno percorro circa 100 km in città e con la batteria appena sotto al 50% collegando l’auto alle 17 la fine della ricarica è prevista alle 03:40 del mattino. Perfettamente in linea con l’utilizzo di un’auto normale con la quale magari dopo il lavoro (in un mondo che speriamo di riavere presto indietro) si va al ristorante e poi al cinema, anche “attaccandola” all’una di notte la si ritrova carica al 100% alle 8 del mattino.
270km nell’utilizzo urbano sono più che sufficienti ed anche in realtà vaste e dispersive come quella romana sono in grado di portare in giro il proprietario anche sulla Pontina o ai Castelli senza ansia da ricarica.
Ricariche che comunque possono essere gestite dallo smartphone scaricando l’app Plugsurfing che è in grado di localizzare le colonnine libere informando anche sul tipo di presa a disposizione, la potenza di ricarica ed il costo.
Nella prova che si svolta a Milano abbiamo provato quelle in Via Alcide De Gasperi che con un prezzo al Kw di 49 centesimi ed una potenza di 50KW sono in grado di ricaricare completamente la batteria in ampiamente meno di un’ora, il tempo di fare la spesa. Plugsurfing mostra la rete globale di colonnine che in Italia, prevalentemente con Enel X, copre il territorio già in maniera significativa con colonnine anche fuori dalle realtà principali come Orbetello (GR) o Lagonegro (PZ)
Che per Nissan la Leaf sia un progetto molto importante lo si capisce anche dal fatto che con il programma EV Care conceda in prova al potenziale cliente la berlina elettrica per 48 ore per dimostrare che non solo non è complicata da ricaricare ma anche divertente da guidare. Non è tutto però. La mobilità elettrica per la casa giapponese è il punto principale del programma Intelligent Mobility e non solamente per il “banale” essere “ad emissioni zero” ma anche per un altro motivo.
Forse non ci si pensa spesso ma una casa media italiana, consuma dai 4 ai 7 KW di corrente al giorno; una Leaf Base ha una batteria da 40. Non ce ne rendiamo conto facilmente ma un accumulatore da autotrazione come quello della Leaf in prova, carico al 100% può quindi alimentare una casa per 4 giorni pieni!
Proprio in virtù di questo potenziale ed alla luce del fatto che le auto per la maggior parte del tempo rimangono parcheggiate in garage, Nissan ha presentato di mettere in rete le auto ferme con il sistema Veichle-to-Grid (V2G), mettendo le auto quando non sono utilizzate “a rete” attraverso a dei caricatori bidirezionali, rendendole in grado di immagazzinare e restituire energia per la stabilizzazione della rete. La completezza delle funzioni che verranno sperimentate, che comprendono un’ampia gamma di servizi aggiuntivi, come l’ottimizzazione dei flussi energetici dell’utenza, fa di questo progetto una novità anche in ambito europeo. Potenzialmente comunque una Leaf con batteria da 40KW/h potrebbe essere utilizzata per alimentare la rete domestica e a dimostrazione di ciò, Nissan presentò tempo fa a Parigi la Re-Leaf (della quale vi avevamo già parlato), un veicolo d’emergenza capace di alimentare un piccolo pronto soccorso da campo per diversi giorni con la sua batteria.
Con 250 km di autonomia nelle condizioni peggiori, prestazioni che negli “sprint urbani” sono assolutamente paragonabili a quelle di una berlina con un v6 turbodiesel e una grande praticità tipica delle macchine giapponesi questa Leaf mi fa pensare che il futuro a zero emissioni non faccia poi così paura. Un’auto per gli spostamenti quotidiani non deve essere necessariamente una spider da collezione né deve essere vista come qualcosa che, la spider da collezione, la escluda. La dicotomia elettrico contro termico è a mio avviso fuorviante perché anche nel garage di un appassionato, auto come questa possono tranquillamente convivere con altro ed anzi, aiutando a migliorare la qualità dell’aria delle aree in cui si diffonderanno, aiuteranno in questo periodo di inevitabile transizione anche le case a sentirsi più libere di produrre auto prestazionali “vecchia scuola” grazie al Re-Leaf (relief, sollievo) che le emissioni zero concederanno a loro e ai governi impegnati a combattere l’inquinamento.
Luca Santarelli – www.piedipesanti.com