Dal 9 al 16 dicembre un fine anno ricco di eventi per la manifestazione che, nel suo viaggio di sei mesi, allarga gli orizzonti e coinvolge nuovi personaggi per raccontare le storie, i valori, i principi di chi ogni giorno lavora per produrre e trasformare cibi buoni, puliti e giusti.
Cominciamo da una nuova iniziativa, quella che coinvolge il mondo dello sport e dello spettacolo in una serie di dirette streaming dal titolo Le cose che abbiamo in comune, ospitate sulla homepage di Terra Madre Salone del Gusto. Si comincia lunedì 14 dicembre alle 18,30 con il dialogo tra Claudio Marchisio ed Edoardo Marchisio. In questo appuntamento Claudio dialoga con Edoardo, giovane cuoco e pizzaiolo dell’Alleanza Slow Food con il ristorante La Tomatica in Commedia, di Mongardino (At). I due si confronteranno su ciò che le loro professioni, seppur così diverse, hanno in comune, a partire dalla passione per il proprio lavoro e dalla voglia di fare sempre meglio per un futuro migliore. Modera Marco Castelnuovo, responsabile Corriere di Torino.
In diretta streaming da Green Pea (Torino), la presentazione di Earthphonia, l’ultima avventura discografica e insieme editoriale di Max Casacci, fondatore dei Subsonica, autore e produttore musicale. Un’opera che sfugge alle etichette unendo un volume e un cd che raccoglie diversi suoni della natura (i rumori, i versi degli animali, gli schiocchi delle radici…) per trasformarli in vere e proprie sinfonie senza l’utilizzo di strumenti musicali. Alla parola scritta il compito di condurre il lettore, passo dopo passo, in un viaggio fisico e mentale che ispira cammini, integra conoscenze, luoghi. Il libro è anche un disco e coinvolge Sugarmusic per la produzione musicale, in streaming su tutte le piattaforme, e Green Pea, il nuovo retail store di Oscar Farinetti interamente dedicato alla sostenibilità̀.
Ci spostiamo in Francia per scoprire il progetto della Prud’homie del Mediterraneo, un modello collettivo di produzione alimentare che si sposa perfettamente con i princìpi promossi da Slow Food. Conosceremo i pescatori, apprenderemo dettagli sulla loro attività, e capiremo insieme perché Slow Food accende su di loro i riflettori. Loro sono i nuovi eroi del nostro tempo! Dai porti di Port de Saint Mandrier e di Saint Elme saranno collegati: Didier Ranc, Patron Pêcheurs de la Prud’homie di Seyne sur Mer – Saint Mandrier Elisabeth Tempier, giornalista di Encre de Mer Thierry Raut, Patron Pêcheurs de la Prud’homie di Seyne sur Mer – Saint Mandrier Paula Barbeito, coordinatrice della campagna Slow Fish Daniela Ropolo, responsabile iniziative sostenibili CNH Industrial
Seconda puntata della serie che ci porta alla scoperta di varietà di legumi tradizionali, alle loro tecniche colturali e ai loro usi in cucina. Let it Bean! approda in Toscana per incontrare il fagiolo rosso di Lucca, Presidio Slow Food e la comunità che su questa coltura fonda il proprio benessere. Ce ne parlano, in questo appuntamento animato da video ricette e racconti dei protagonisti, la cuoca Elena Pardini, il produttore Giovanni Giovannoni e il sindaco di Capannori, Luca Telesini.
Il 9 dicembre, alle 15, il professor Andrea Pieroni racconta Perché l’etnobotanica dovrebbe interessarci. L’etnobotanica studia i saperi tradizionali, le comunità locali, e tutta la grande complessità che esiste intorno a questi saperi, che non riguardano solo l’identificazione e la comprensione delle piante, la loro classificazione, l’utilizzo e la trasformazione, ma anche il loro godimento. L’etnobotanica è scienza, ma è anche conoscenza calata nella vita delle persone. E ha una relazione profonda con la gastronomia. Lasciatevi incuriosire e scoprite perché dovrebbe interessarci.
Il 10 dicembre, sempre alle 15, è la volta dell’agronomo ed entomologo cileno Miguel Altieri, che si interroga sul perché L’agroecologia può curare la pandemia. Il Covid-19, in realtà, altro non è se non un sintomo del fatto che il sistema alimentare globale è in crisi. L’agroecologia pare essere una delle uniche soluzioni percorribili per affrontare pandemie di questo tipo dal punto di vista della produzione alimentare. L’agroecologia si alimenta della sapienza contadina e indigena, costituisce un dialogo dei saperi. Da un lato abbiamo il contributo della scienza occidentale, delle scienze che si apprendono nelle università. Ma forse il motore principale della teoria agroecologica risiede proprio nei saperi ancestrali delle comunità contadine, delle comunità indigene che in America Latina hanno interagito con l’ambiente naturale per 5000 anni, o forse di più.
Il 12 dicembre alle 17 tenetevi liberi per il Forum Città aperte, comunità inclusive, uno dei tanti appuntamenti che Slow Food mette in campo per indagare l’ecosistema Terre e città. Come si apparecchia la tavola di una città affinché tutti possano godere di un cibo sano e di qualità? Quali politiche e quali interventi dobbiamo mettere in campo per realizzare città più aperte, più eque e ospitali? E quali le buone pratiche cui possiamo guardare in tutto il mondo – dalle mense sociali e caritatevoli alle esperienze di consegna a domicilio o di spesa sospesa per stare vicini a chi è solo o malato, fino ai progetti di cucina, scambio e condivisione attuati con le comunità migranti – per immaginare un futuro migliore?
Il 15 dicembre, alle 10 e alle 17, doppio appuntamento con il Forum Verso una certificazione buona, pulita e giusta. I sistemi di certificazione classici (indicazioni geografiche, fair trade, biologico…) spesso non sono adatti alle comunità dei piccoli produttori. Troppa burocrazia, troppi costi, controlli standardizzati, talvolta fatti sulla carta. D’altra parte i consumatori, sempre più, chiedono maggiori garanzie. Quale può essere la certificazione più utile ed efficace per le produzioni locali di piccola scala? Come possiamo certificare sistemi complessi che includono dimensioni ambientali, sociali e culturali, e perfino organolettiche? Secondo Slow Food, occorre farlo in modo partecipato.