Tra un passato arcaico di leggende medievali e suggestioni preistoriche e un presente fatto di accoglienza e di un’invidiabile qualità della vita, il paese di Castell’Arquato accoglie i visitatori con la bellezza solida e austera delle sue mura, dei suoi palazzi storici e delle colline che lo circondano, disegnate da ordinati filari di vite e inframmezzate da boschi e coltivi. Un borgo e un paesaggio che hanno sfidato (e oltrepassato) lo scorrere del tempo, attraversando i secoli senza disperdere il proprio fascino: oggi si respira la storia in ogni vicolo e in ogni scorcio di questo paese arroccato su una collina che domina le prime alture della Val d’Arda, fra le più caratteristiche valli piacentine.
Sorto in posizione strategica sulla riva sinistra dell’Arda, dista una trentina di chilometri da Piacenza e altrettanti da Parma e ha lo sguardo rivolto al mare. Ci troviamo sulle ultime propaggini con cui l’Appennino Ligure sfuma nella Pianura Padana, qui il mare è rimasto nella memoria latente dei luoghi. Parte del territorio di Castell’Arquato, coperto dalle acque durante il Pliocene, è tutelato dal Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano, un’area protetta ricca di affioramenti di rocce sedimentarie e di reperti fossili. Lo scheletro di una balena, scoperta nel 1934 sui calanchi del Monte Falcone, è custodito nel locale museo geologico G. Cortesi: del ritrovamento esiste un cinegiornale in bianco e nero dell’epoca che aggiunge stupore a stupore.
La stessa meraviglia la si può provare notando nei conci di pietra arenaria usati per costrure case e palazzi piccoli fossili ancora ben conservati e visibili. Ogni mattone e ogni sasso di questo borgo narrano una storia. Le prime notizie certe della pieve di Castell’Arquato risalgono al 756 d.C. ma la presenza di un insediamento romano in zona risale con molta probabilità al II secolo a.C. Con il susseguirsi dei secoli il borgo cresce e prospera pur tra guerre, assedi, fatti d’arme e battaglie diplomatiche che lo vedono passare dal dominio Vescovile ai turbinosi anni delle lotte tra Guelfi e Ghibellini per poi gravitare nella casata Viscontea e successivamente in quella degli Sforza. Secoli intensi e turbinosi che si sono sedimentati nell’architettura di palazzi, monumenti e abitazioni. È sufficiente lasciare l’auto nella parte bassa del paese e incamminarsi verso il borgo antico per rileggere quelle epoche, tappa dopo tappa.
Si passa dal massiccio ed enigmatico Torrione Farnese (fu costruito a partire dalla prima metà del Millecinquecento ma misteriosamente non compare in una mappa del 1613) al Palazzo del Duca (innalzato nel 1292 come recita un’iscrizione sulla sottostante fontana) fino ad arrivare alla piazza del municipio su cui si affacciano i simboli dei tre poteri medievali: la Collegiata eretta nel 758 e ricostruita dopo il terremoto del 1117, il duecentesco Palazzo del Podestà (oggi sede del consiglio e dell’enoteca comunale) e la Rocca Viscontea, edificata dal 1342 sulle fondamenta di un castrum quadratum romano del III secolo a. C.
Innumerevoli i riconoscimenti attribuiti a Castell’Arquato: fa parte del Club dei Borghi più belli d’Italia, è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, compare fra i “Gioielli d’Italia” (marchio attribuito dal Ministero del Turismo) ed è una sosta irrinunciabile sulla Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini. La Rocca Viscontea è inclusa nel circuito dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli: una rete di mecenati, proprietari privati e amministrazioni pubbliche che garantiscono dal 1999 l’apertura al pubblico di pregevoli dimore storiche.