Come se non bastassero la natura, i castelli, i teatri e l’arte della cucina che invade ogni angolo della sua superficie una e trina, a identificare Visit Emilia come un autentico museo a cielo aperto partecipano anche statue e sculture di svariato genere, collocate in sontuosi spazi pubblici e in luoghi insospettabili, uniti dall’assenza di pareti e da quel soffitto intangibile eppure imponente che è il cielo. Parma, Piacenza e Reggio Emilia danno vita allora a un’eclettica esposizione della creatività e dell’ingegno che può essere serenamente ammirata in tempi che rendono quantomeno imprevedibile o incerta la possibilità di accedere a mostre e musei. Se vederle per la prima volta è un’esperienza unica, perfino chi è abituato alla loro presenza può cogliere l’occasione per scoprirne nuovi dettagli o ritrovarle inserite in un contesto inedito.
Nel maggio del 2019, a Parma, le statue hanno cominciato a parlare. Dal Gruppo del Sileno situato a Parco Ducale, fino al Verdi seduto che presidia la Casa della Musica in Piazzale San Francesco, sono 16 le sculture alle quali il progetto TalkingTeens ha dato voce. Realizzata con il coinvolgimento di 350 studenti delle scuole superiori, l’iniziativa permette alle opere di comunicare direttamente con turisti e passanti grazie a QR Code, app e smartphone: le istruzioni collocate nei pressi del monumento spiegano come ricevere dal personaggio raffigurato una telefonata esplicativa rispetto alla sua realizzazione, con tanto di dettagli storici, aneddoti e vicende biografiche. Le indicazioni sono presenti anche in braille per non vedenti o ipovedenti, mentre le chiamate possono essere ascoltate in italiano, inglese o, a volte, in dialetto parmigiano.
Uscendo da Parma, il Sentiero d’Arte è pensato per valorizzare il territorio di Langhirano. Partendo dalla Badia Benedettina verso il rinascimentale Castello di Torrechiara di Pier Maria Rossi, fino a raggiungere il paese di Langhirano, il museo diffuso si integra in un paesaggio intatto e segnato dal corso ondeggiante dell’antico Canale di San Michele. Gli artisti contemporanei selezionati per il progetto hanno realizzato opere di forte valenza intellettuale e poetica che, nel rispetto della specifica situazione ambientale, ne interpretano luci e atmosfere.
Tra i simboli più noti della città di Piacenza, i due monumenti equestri in bronzo realizzati nel ‘600 dallo scultore Francesco Mochi da Montevarchi sono talmente considerati da aver determinato il nome di Piazza dei Cavalli. Poggiate su basamenti in marmo bianco di Carrara, le statue di Alessandro e Ranuccio I Farnese sono capolavori assoluti dell’arte barocca, impreziositi da elementi come le targhe, i 16 armoniosi putti, le decorazioni, gli stemmi e, soprattutto, i bassorilievi raffiguranti le Allegorie della pace e del Buon Governo o le scene tratte dalla guerra combattuta da Alessandro stesso nelle Fiandre.
Fino al 28 febbraio 2021, le due opere residenti dialogheranno con l’installazione monumentale realizzata da Mimmo Paladino, composta da 18 cavalli in vetroresina, ispirati a modelli funerari di origine etrusca. Contenute da e in una base quadrangolare di dodici metri per lato, le sculture contemporanee dell’artista campano sembrano emergere da una dimensione effimera per illuminare con la loro apparizione temporanea due strabilianti esempi della creatività umana.
Sarebbero monumenti anche se non fossero statue ma rimane comunque il fatto che Don Camillo e Peppone, o meglio le loro versioni in bronzo, sono protagonisti dell’ennesimo e infinito incontro in Piazza Matteotti a Brescello, paese in cui Giovannino Guareschi ha ambientato tutte le vicende della strana coppia. Dalla parte del municipio il sindaco, dalla parte della chiesa il parroco, le due sculture realizzate da Andrea Zangani hanno fatto la loro comparsa nel 2001, a ricordo dei 50 anni dal primo film della saga.
Tra le più interessanti espressioni del rilievo funerario romano di tutta l’Italia settentrionale, il Monumento ai Concordi è un recinto rettangolare rinvenuto a Boretto del 1929 e riposizionato nei Giardini di Reggio Emilia l’anno successivo, per volere dell’allora soprintendente: realizzata in marmo di botticino, l’opera è presumibilmente un reperto del I secolo d.C. e intendeva sottolineare il prestigio di alcuni illustri cittadini della comunità di Brescello. Sempre a Reggio Emilia, sono imperdibili l’Araba Fenice di Luciano Fabro e la Danza di Astri e di stelle di Eliseo Mattiacci, entrambe – rispettivamente collocate nel cortile dell’Università e nella distesa verde della Fondazione Aterballetto – inserite nel progetto “Invito a…”, che ha portato quattro artisti contemporanei di fama internazionale a dialogare con gli spazi della città. Dal Palazzo Ducale di Rivalta, dove era parte del complesso ornamentale della Villa, arriva invece la Statua del Crostolo, che dal 1802 fa bella mostra di sé nella centralissima Piazza Prampolini.
Risale infine al 12 novembre del 1888 l’inaugurazione della statua in marmo di Carrara di Lazzaro Spallanzani a Scandiano, nella piazza che, da quel momento, prese il nome dell’illustre scienziato. Opera di Guglielmo Fornaciari, la scultura mostra lo studioso intento a osservare con la lente d’ingrandimento una rana, realizzata da Vasco Montecchi. Nato nel 1729, il naturalista è il più celebre cittadino del comune ed è considerato anche un precursore della virologia. Fatto che, oggi come oggi, rende quantomeno di buon auspicio una visita al monumento.