I turisti ricercano la varietà, non si accontentano più delle tradizionali proposte di degustazione, ma vogliono vivere l’enogastronomia locale in tutte le sue sfaccettature in base ai propri gusti ed esigenze. “Circa il 50% degli appassionati di viaggi enogastronomici sono ‘onnivori’: durante la vacanza vogliono vivere un insieme variegato di esperienze arricchenti e l’enogastronomia, già di per sé multisensoriale, emozionale e culturale, soddisfa al meglio i loro bisogni” afferma Roberta Garibaldi. “Questi turisti sono, quindi, aperti verso l’esplorazione di forme di fruizione differenti e questo loro desiderio deve essere da stimolo per le destinazioni per ampliare e arricchire l’offerta, diversificandola e integrandola. Soprattutto in un momento come l’attuale, dove un’attenta pianificazione delle strategie può creare un vantaggio competitivo nei prossimi mesi”.
I profili psico-culinari sono l’insieme di aspettative, gusti ed esigenze personali verso le proposte enogastronomiche in viaggio. Ogni turista tende a identificarsi in un profilo predominante e nel 43% dei casi si tratta dell’eclettico, ossia chi fa della varietà dell’offerta una prerogativa irrinunciabile nei viaggi. Questa tipologia risulta essere la più diffusa tra i viaggiatori di Canada, Stati Uniti, Messico, Cina e Regno Unito; solo fra i francesi prevale il tema dell’autentico. Il profilo eclettico è trasversale sia alle generazioni, con il 53% dei Boomers, il 45% della Generazione X, il 38% dei Millennials e il 37% della Generazione Z, sia ai generi con il 42% delle donne e il 41% degli uomini. Questo desiderio di ricercare e vivere esperienze enogastronomiche differenti viene confermato anche dal comportamento effettivo: i turisti stranieri hanno partecipato mediamente a 3,9 differenti tipologie di proposte nel corso dei viaggi compiuti negli ultimi due anni, valore che sale a 4,7 considerando chi ha viaggiato con motivazione primaria l’enogastronomia.
Gli Italiani si mostrano eclettici con l’85% che dichiara di aver partecipato a cinque o più esperienze, a dimostrazione del forte desiderio di scoprire e sperimentare l’enogastronomia locale in tutte le sue sfaccettature. Fra le proposte più popolari figurano, oltre al gustare prodotti tipici, visitare un mercato e il recarsi presso bar e ristoranti storici. Grande interesse suscitano le esperienze di visita ai luoghi di produzione, soprattutto nelle aziende agricole che registrano un tasso di interesse maggiore rispetto alle cantine. C’è interesse nel provare piatti di cucine differenti da quelle locali, con il 58% che si è recato in ristoranti etnici, ma è comunque un interesse meno marcato rispetto ai turisti stranieri. Ciò è anche dovuto al fatto che il turismo enogastronomico degli Italiani è principalmente domestico e la ricchezza e varietà del panorama enogastronomico regionale è tale da mettere in secondo piano il desiderio di cucine straniere.
Il turista non ricerca varietà nelle sole proposte, ma anche nella cucina, a prescindere dalla meta che sta visitando. Quasi 7 turisti su 10 desidererebbero provare piatti di tradizioni culinarie differenti anche se la destinazione è rinomata per una in particolare e fra i turisti enogastronomici il numero è ancora maggiore, salendo all’81%. Ciò non significa mettere in secondo piano le specialità del luogo, che da sempre sono da forte stimolo per recarsi in una determinata località, ma che i turisti amano esperienze di ogni tipo. Il 48%, ad esempio, di coloro che hanno acquistato cibo presso un food truck ha anche mangiato in ristoranti gourmet e viceversa.
Questo eclettismo si traduce, inoltre, in un maggiore desiderio di abbinare altre attività alle esperienze enogastronomiche. Il viaggiatore ricerca proposte integrate con attività culturali e ludiche, in primis la visita alle attrazioni culturali (indicato dall’85% dei turisti enogastronomici e dal 72% dei turisti generalisti) e lo shopping (rispettivamente 85% e 68%).
Questa tendenza all’eclettismo e alla ricerca di una pluralità di esperienze continuerà a crescere, nonostante le restrizioni legate alla pandemia di COVID-19? Nel corso del 2020 il turismo enogastronomico ha saputo mantenere la sua capacità attrattiva, poiché il desiderio di scoprire il cibo e la cucina locale è andata rafforzandosi. Durante il lockdown primaverile era cresciuta la quota di tempo dedicata dagli Italiani alla fruizione online di contenuti legati al cibo, specialmente tra i Millennials e la Generazione X (dati GFK Sinottica), così come il loro desiderio di compiere un viaggio all’aria aperta e di vivere esperienze enogastronomiche alla riapertura dei confini regionali (indagine Confturismo-Swg). Questa propensione si è poi tradotta effettivamente nella ricerca e nella fruizione di proposte tematiche nel corso della stagione estiva, sia da parte dei turisti generalisti che di quelli enogastronomici. “Il momento è importante per investire sul turismo enogastronomico, poiché può rappresentare una leva per la ripartenza anche sul mercato domestico”, afferma Roberta Garibaldi. “Sarà fondamentale per le destinazioni sviluppare una nuova progettualità, favorendo l’innovazione, la digitalizzazione, la diversificazione e l’orientamento alla sostenibilità del comparto”.
Nota metodologica: I dati relativi agli stranieri provengono da un’indagine che ha analizzato le abitudini e i comportamenti di oltre 4.500 viaggiatori residenti in Canada, Stati Uniti, Messico, Cina, Regno Unito e Francia, mentre le informazioni sugli italiani da un’indagine condotta su un campione di 1.000 turisti rappresentativo della popolazione italiana.