Nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, in compagnia di accompagnatori naturalistici specializzati, è possibile seguire i ‘Geopassi’, una serie di itinerari lungo i geositi del territorio riconosciuti a livello mondialee che attraggono migliaia di visitatori appassionati di carsismo e speleologia. È un vero e proprio viaggio lungo la storia della terra, sin dall’età dei dinosauri. I Geopassi percorribili in bici o a piedi, con differenti livelli di difficoltà, sono sentieri che conducono a siti di particolare bellezza e valore geoturistico e che da sempre raccontano il passato e il presente di un’area che ha come caratteristica la straordinaria integrazione tra uomo e natura.
Un paesaggio carsico eccezionalmente ricco di geositi che punteggiano la superficie e il sottosuolo. Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia non è solo un’area naturale protetta tesa alla tutela degli habitat e delle specie. La sua storia racconta di antiche civiltà che hanno lasciato testimonianze tangibili del loro passaggio. Visitarlo è un viaggio lungo la storia della terra, sin dall’età dei dinosauri. Il territorio rappresenta infatti un elemento di geodiversità unico nel panorama mondiale, quale ultimo lembo del continente perduto Adria, affondato in ere precedenti sotto l’Europa meridionale e la cui presenza fu ipotizzata dal geologo austriaco Suess a fine ‘800.
Le ricerche rilevano che Adria si separò dalla porzione africana della Pangea circa 240 milioni di anni fa, posizionandosi nel tempo tra i diversi rami dell’antico oceano della Tetide. Secondo i ricercatori, residui di questo lembo esistono ancora oggi in Italia, da Nord a Sud del Paese. In questo senso, Cava Pontrelli, Grotta di Lamalunga, le Cave di Bauxite, il Pulo di Altamura, il Pulicchio di Gravina e i numerosi altri geositi presenti nel Parco sono i resti di un antico passato che fa dell’Alta Murgia un luogo unico nel suo genere.
L’inestimabile patrimonio geologico è sotto i riflettori dal 2019 con l’avvio di un iter di studi promosso da Ente Parco in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, preliminare per candidare il Parco a Geoparco UNESCO e farlo entrare nella rete internazionale dei Geoparchi, formata da 161 territori distribuiti in 44 Paesi, che promuovono il valore della geodiversità con forme di fruizione sostenibili. Di seguito sono descritti i geositi più importanti:
• Cava Pontrelli Decine di migliaia di orme di dinosauro, il segno inequivocabile di un pianeta passato. Cava Pontrelli è un giacimento dismesso ad Altamura conosciuto come la “valle dei dinosauri” e sulla cui superficie sono impresse oltre 25.000 impronte ben conservate. La scoperta risale al 1999. Tale quantità di impronte, concentrata in un unico affioramento, fa di questo luogo uno dei siti con orme di dinosauro più importanti al mondo. Uno studio sulle successioni calcaree ha rilevato che furono impresse circa 85 milioni di anni fa sulle coste dell’allora oceano della Tetide. • La Grotta di Lamalunga In un’area ad Altamura scolpita dal carsismo, Grotta di Lamalunga è celebre dal ‘93 per la scoperta di resti scheletrici, scomposti e fossilizzati, dell’Uomo di Altamura, tra gli esemplari più antichi dell’Uomo di Neanderthal. Studi su un frammento osseo affermano che trovò dimora tra 130.000 e 190.000 anni fa. Il reperto si trova in un cunicolo sotterraneo non accessibile al pubblico, ma è possibile visitarlo virtualmente nel vicino Centro Visite di Lamalunga che conserva un ampio repertorio di fossili legati all’ambiente carsico murgiano.
• Le Cave di Bauxite Un giacimento calcareo scoperto nel 1935 e sfruttato tra gli anni ‘50 e gli ‘80 per estrarre la bauxite, da cui veniva ricavato l’alluminio. Le Cave di Bauxite rappresentano oggi una particolare forma di paesaggio antropico che sorge sul costone murgiano, nel territorio di Spinazzola, a testimonianza di un lavoro industriale andato perso. Ribattezzate il Grand Canyon delle Murge, attraggono migliaia di visitatori per le vivaci sfumature dei depositi di terra rossa.
• Il Pulo di Altamura e il Pulicchio di Gravina Due grandi doline da crollo, modellate dal carsismo che ha scolpito nei millenni ampie porzioni di roccia calcarea, formando profonde cavità nel terreno. Con un diametro di circa 700 metri e profondo 90, il Pulo di Altamura si caratterizza per la presenza di grotte lungo le pareti, secondo studi abitate dal paleolitico all’età del bronzo. Il Pulicchio di Gravina ha una forma invece regolare. Coperto da un’ampia vegetazione di pini, il suo diametro misura circa 530 metri ed è profondo 110. Per il potenziale scenografico, entrambe le doline attraggono visitatori appassionati di geostoria, escursionismo e speleologia.
Masserie, muri a secco, jazzi e antichi castelli impreziosiscono il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con forme diverse legate alla destinazione d’uso. Tra queste costruzioni, molte sorgono sul tragitto dei tratturi, lunghe vie erbose che attraversano l’altopiano delle Murge testimoniando l’antica transumanza, ossia lo spostamento delle greggi da un pascolo a un altro. Il tratturo più lungo si snoda lungo la via Appia per una lunghezza di 142 km. Le principali architetture rurali – i manufatti dell’agricoltura e della pastorizia – comprendono masserie e jazzi utilizzati soprattutto dai pastori per allevare gli animali e proteggerli dalle intemperie. A queste si affiancano i numerosi pozzi, specchie, lame, poste e pagliari, creando una fitta maglia di manufatti che contraddistingue il territorio. Ma il Parco dell’Alta Murgia è noto anche per altre importanti opere architettoniche, come la triade di castelli federiciani formata da Castel del Monte, dai ruderi del castello del Garagnone e dal castello di Gravina.
• Gli jazzi Animano le ampie e rocciose distese del Parco. Gli jazzi sono manufatti architettonici destinati un tempo all’allevamento ovino e strutturati per non essere facilmente avvistati. La forma è di un ampio recinto diviso in scomparti, contraddistinto da stalle al coperto in pietra viva per il ricovero delle pecore, da mungituri e da stanze che servivano come dimora per i pastori, impreziosite da camini necessari per la lavorazione del latte. Tra le architetture rurali più rappresentative dell’Alta Murgia, sono presenti in particolare nei territori di Gravina in Puglia, Altamura e nei pressi del castello del Garagnone tra Spinazzola e Poggiorsini.
• Le masserie da campo e per pecore In numerose aree dell’Alta Murgia le masserie da campo e per pecore formano un vero e proprio sistema bipolare, formato dagli jazzi che sorgono sui ripidi pendii e dalle masserie situate invece a valle, in territori dove si coltivano grano, avena, orzo e diversi tipi di legumi. Masserie fortificate e non, alcune meno appariscenti nella forma e costruite su un unico piano con pietre squadrate, spesso impreziosite da pozzi e canaline per la raccolta dell’acqua. Via Firenze n. 10 – 70024 Gravina in Puglia (Ba) – Tel. 080/3262268 – Fax 080/3261767 www.parcoaltamurgia.gov.it – email: info@parcoaltamurgia.it – C.F. Part. IVA: 06339200724
• La triade di castelli federiciani Il castello del Garagnone, Castel del Monte e il castello di Gravina formano una triade di monumenti le cui origini, risalenti al medioevo, rimandano al genio di Federico II di Svevia. Del primo, nell’area tra Spinazzola e Gravina, ne restano gli affascinanti ruderi che si ergono sul costone murgiano in posizione fortemente strategica. Di età normanna, fu ricostruito a scopo difensivo nel 1220 per volontà dell’imperatore svevo. Castel del Monte ad Andria – patrimonio UNESCO dal 1996 – risale al XIII secolo ed è celebre nel mondo per la forma ottagonale, che ne fa una delle principali mete turistiche della Puglia. Studiosi rilevano numerosi significati simbolici legati alla presenza del numero otto ripetuto all’infinito nell’architettura, collegandolo ai misteri della massoneria e alla tradizione esoterica dei Templari. Il castello di Gravina, infine, si erge su una collina a 450 metri sul livello del mare. Costruito intorno al 1220, dopo la morte di Federico II ha conosciuto un grave stato di abbandono che ne ha segnato quasi del tutto l’architettura, consumando gli elementi decorativi e impedendo di identificarne la destinazione d’uso, con funzioni probabilmente legate alla caccia. Del maniero oggi ne rimangono i ruderi, testimoniando il forte legame dell’imperatore con la sua amata Puglia.
Oltre la storia, i paesaggi e la natura, i prodotti tipici della tradizione. Fondamentale nel Parco dell’Alta Murgia è l’antico legame tra l’uomo e la terra, che mantiene vive le tradizioni con prodotti tipici e identitari del territorio. La cucina etno-botanica esprime un bagaglio di conoscenze legate alle erbe spontanee, valorizzando i frutti della terra negli odori e sapori. L’andare per campi è infatti uno dei tratti distintivi degli abitanti del Parco, che raccolgono i vegetali e li trasformano in piatti dai profumi inebrianti. Asparagi di bosco, asfodeli, lampascioni, rucole, rapastrelli, borragine, rapestri, sivoni, caccialepri, cicorielle, cardoncelli, cardi, senapi e finocchietti selvatici, azzeruoli, prugnoli, more e mandorle selvatiche sono solo alcune delle specie vegetali che nascono spontaneamente nelle distese del Parco, un patrimonio di biodiversità che Federico II definiva il “giardino delle delizie”. Queste speciali piante danno forma a un ricettario dell’Alta Murgia, che comprende piatti tipici tra cui il pancotto, i funghi cardoncelli gratinati, i cavatelli con la rucola, le polpette di zucchine, le cicorielle al pomodoro, i lampascioni in purgatorio e così via. L’agricoltura è condotta in forme sostenibili, preservando la biodiversità locale e le caratteristiche dell’ambiente naturale. Senza sosta, i contadini fanno germogliare e fruttificare il Parco, esaltando le tradizioni locali con una cucina sana e genuina. Dall’instancabile loro opera nascono eccellenze nazionali tra cui la Lenticchia di Altamura, il Cece Nero di Cassano (legume Presidio Slow Food), il Pane di Altamura e il pregiato olio extravergine di Coratina. All’attività degli agricoltori si affianca l’allevamento zoo-tecnico che produce tipicità casearie come il Pallone di Gravina (caciocavallo), il Canestrato Pugliese DOP (pecorino), la Burrata di Andria IGP e la Manteca (simile alla scamorza ma con un cuore di burro o ricotta).