Quello appena trascorso è stato un anno complicato per tantissimi settori, ma uno di quelli che ha dovuto pagare il prezzo più elevato è sicuramente quello delle fiere. Nate per permettere l’incontro e lo scambio tra migliaia e migliaia di persone, necessariamente gli appuntamenti fissati sono stati cancellati uno dopo l’altro con l’evolversi della pandemia. Le chiusure hanno inciso pesantemente sui bilanci delle aziende italiane che si occupano di manifestazioni fieristiche: secondo l’UFI – Global Association of the Exhibition Industry, i proprietari e le organizzazioni nazionali ed internazionali dell’industria fieristica, il 20% delle imprese ha chiuso in rosso, mentre oltre 1 su 2 ha visto il proprio profitto dimezzarsi. Una situazione analoga a quella di molti altri Paesi come conferma il report già citato: dalle risposte fornite dalle 450 imprese del settore interrogate dall’UFI e distribuite in tutti i continenti è emerso come nel mondo il 54% delle aziende sia stato obbligato a ridurre la propria forza lavoro. Non solo, oltre 1 azienda italiana su 5 rischia di chiudere nei prossimi sei mesi se le fiere non ripartiranno. Ma quali sono i principali ostacoli che impediscono la riapertura delle fiere? Secondo gli intervistati il problema principale resta la disponibilità di imprese e visitatori a partecipare ad appuntamenti fisici (64%) seguito a ruota dall’attenuarsi delle attuali misure che limitano i viaggi (63%) e di quelle di sicurezza stabilite a livello locale per garantire lo svolgimento delle fiere (52%).
Per Maurizio Cozzani, AD di Eurostands, azienda storica nel settore degli allestimenti e dell’architettura temporanea: “Le fiere sono fondamentali per l’economia: rappresentano una vera e propria vetrina che ci permette di far conoscere i raffinati prodotti che nascono in Italia a tutto il resto del mondo. Appena sarà possibile, siamo pronti a ripartire mettendo sempre la sicurezza al centro di ogni nostro allestimento. La situazione del comparto è sicuramente molto difficile, ma Eurostands è riuscita a resistere reinventandosi da subito, con nuovi prodotti e nuovi mercati. Il vero punto di forza? La capacità di saper costruire e progettare all’interno della propria fabbrica. E non ci fermiamo: in questo momento vogliamo rilanciare la nostra abilità produttiva sul design Made in Italy guardando soprattutto all’Oriente dove già da tempo alcune manifestazioni stanno riaprendo. Ad essere cambiate sono anche le esigenze del pubblico: ecco allora che occorre puntare su nuovi modi per coinvolgere i visitatori facendoli sentire sicuri in un ambiente accogliente. Per farlo, abbiamo ampliato il nostro laboratorio di idee e affidato a designer e architetti lo sviluppo di progetti per rendere sicuri gli spazi aperti al pubblico”.
Sempre secondo i dati raccolti da UFI, infatti, negli Emirati Arabi e in Cina, territori dove Eurostands è presente con i suoi uffici, la fiducia per il futuro sembra essere maggiore. In dettaglio, nel Paese con capitale Abu Dhabi 7 addetti ai lavori su 10 pensano che si ritornerà a una normale attività a partire da metà 2021, mentre in Cina nessun intervistato prospetta un giugno senza fiere contro il 13% del campione italiano, ma per il 47% l’attività sarà necessariamente ridotta. Nel Bel Paese, invece, quelle che si aspettano di tornare a un livello normale di attività già a giugno sono il 37% e, in generale, 1 su 2 crede che le fiere riapriranno le loro porte nel secondo semestre del 2021. Spostandosi negli Stati Uniti, dove quasi 7 imprese su 10 affermano di stare attraversando grandi difficoltà, le percentuali sono leggermente più alte: il 47% pensa che nel sesto mese dell’anno si raggiungerà di nuovo un normale livello di attività. A confermare i timidi segnali di ottimismo è la penisola iberica dalla quale arriva la notizia, riportata dal quotidiano ABC, che FITUR, importante appuntamento per il settore turistico in programma a maggio a Madrid, si svolgerà in presenza. Fra le misure adottate spicca un sistema di ventilazione all’avanguardia che permette di cambiare completamente l’aria all’interno dei padiglioni con un processo della durata di 20 minuti che mantiene una temperatura costante e gradevole per i visitatori.