Oltre 40mila presenze in appena due mesi e nonostante le tante restrizioni imposte dalla pandemia, per Dante. La visione dell’arte, la grande mostra organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì insieme alle Gallerie degli Uffizi per raccontare, nel settecentenario della morte, il mito del Sommo Poeta durante il trascorrere dei secoli. E un futuro “cinematografico”: l’esposizione infatti adesso si trasforma, diventando un vero e proprio documentario d’arte che verrà diffuso a partire da settembre. Sarà realizzato come una visita guidata e commentata virtuale nella rassegna monstre, forte di oltre 300 opere, grazie alla collaborazione di grandi maestri della ripresa cinematografica e della fotografia; l’obiettivo è metterla a disposizione del grande pubblico, pensando in particolare a quanti non hanno potuto sperimentare, con una visita reale, le stesse emozioni del grande viaggio dantesco raccontato nella mostra forlivese. A cominciare dalle scuole e dagli studenti, gravemente penalizzati nelle loro attività dalla pandemia.
Dante. La visione dell’arte è stato l’evento espositivo di maggior rilievo per numero di opere, impianto narrativo e approfondimento scientifico dedicato al Sommo Poeta nell’anno centenario delle sue celebrazioni. Una mostra che, nel perdurare della pandemia, ha costituito al contempo un grande evento culturale e anche un fermo e necessario segnale di ripresa e di speranza.
Ricchissimo il percorso espositivo creato ai Musei San Domenico dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì insieme alle Gallerie degli Uffizi. Per la prima volta è stata proposta al pubblico un’esclusiva pinacoteca dantesca di 300 opere, collocate in un arco temporale ampio dal Duecento al Novecento, e che ha offerto una nuova lettura della figura di Dante e della sua opera in rapporto all’arte.
Un vero e proprio catalogo di capolavori, provenienti dai più grandi musei del mondo, dove si sono incontrati Cimabue, Giotto, Lorenzetti, Andrea del Castagno, Beato Angelico, Botticelli, Signorelli, Beccafumi, Michelangelo, Lorenzo Lotto, Tintoretto, Brueghel il Vecchio, Guido Reni, Canova, Bouguereau, Picasso, Arnolfo di Cambio. Tra i manoscritti dell’antica vulgata Pacino da Buonaguida e Niccolò di ser Sozzo, tra le fonti di Dante Le Roman de la Rosee il Liber figurarum di Gioachino da Fiore; poi le prime edizioni a stampa. Un inedito confronto tra una selezione di disegni di Federico Zuccari e di Giovanni Stradano. Il rapporto tra Dante e i Nazareni raccontato da Anton Koch e Vogel von Vogelstein; e poi Cabianca, Agneni, Mochi, Morelli, Petarlini, Sabatelli, Faruffini, Altamura, Duprè, Vela tra coloro che ne rilessero il mito civile ottocentesco. Holiday e Rossetti tra i Preraffaelliti. Le nuove edizioni e la grafica che resero Dante universale con Flaxman, Dixon, Giani, Sabatelli, Corot, Dorè, Nattini. E poi la generazione dei pittori dantisti tra Otto e Novecento: Greiner, Von Bayros, Galileo Chini, De Carolis, Cambellotti, Nomellini, Alberto Martini, Sartorio, Casorati.
Non si è trattato di una mostra didascalica e neppure celebrativa, ma interpretativa della relazione tra Dante e l’arte. Per la prima volta questo intimo rapporto è stato interamente analizzato e ricostruito, presentando gli artisti che si sono cimentati nella grande sfida di rendere in immagini la potenza visionaria di Dante, delle sue opere e in particolare della Divina Commedia, o che hanno trattato tematiche simili a quelle dantesche, o ancora che hanno tratto da lui episodi o personaggi singoli, sganciandoli dall’intera vicenda e facendoli vivere in sé. Un grande percorso espositivo che comprende pittura, scultura, disegni, incisioni, manoscritti, edizioni rare.
Il progetto, nato da un’idea di Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, e di Gianfranco Brunelli, Vice-presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e direttore delle grandi mostre da essa organizzate, è stato coadiuvato dal Professor Antonio Paolucci e dal Professor Fernando Mazzocca, con un numeroso e prestigioso comitato scientifico.
La scelta di Forlì come scenario dell’esposizione mirava a ribadire la centralità di Forlì e del suo territorio nel percorso storico-esistenziale dantesco. Non città di passaggio, Forlì, ma città dantesca.
“Abbiamo sfidato con coraggio l’inimmaginabile – dichiara Gianfranco Brunelli – per poter realizzare e aprire una mostra di queste dimensioni e di questa qualità. Il progetto scientifico è stato interamente realizzato. Le opere tutte presenti. La mostra forlivese su Dante ci ha anche restituito una visione di normalità, che vorremmo affrettata”.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Questa mostra è un grande successo, a partire dal punto di vista scientifico. Ciò è documentato dallo stesso catalogo: per le generazioni a venire, un manuale per l’università ma anche per le scuole medie e superiori. Questa esposizione è davvero una pietra miliare, che illustra non solo tutto Dante, la sua opera, ma l’immensa influenza culturale che ha esercitato dai suoi tempi fino al ‘900. Possiamo dire che Dante. La visione dell’arte è paragonabile per ampiezza alla mostra su Raffaello realizzata lo scorso anno dagli Uffizi con le Scuderie del Quirinale.
Ma allo stesso tempo è anche una mostra coraggiosa, organizzata nel pieno della pandemia: resterà un faro negli anni a venire e questo è un risultato che porterà visitatori a Forlì e in Romagna per anni a venire. Si è trattato di un grande evento europeo: abbiamo avuto recensioni di questa esposizione in tutti i principali giornali esteri.
E grazie a questa esposizione, a Forlì, simbolicamente a metà strada tra Firenze e Ravenna, Dante è stato celebrato come personaggio nazionale e internazionale.
Gli Uffizi proseguiranno la celebrazione di Dante ancora questa estate con le mostre degli Uffizi diffusi, a Poppi dove scrisse una parte della Divina Commedia, e a San Godenzo, l’ultimo luogo toscano dove il sommo poeta sostò prima di lasciare per sempre la sua terra per sfuggire alla condanna a morte che pendeva sulla sua testa.