La musica è il legame più forte tra gli uomini e la natura: lo sapevano bene Vivaldi e Bach, vere e proprie rockstar settecentesche così avanti rispetto al loro tempo da risultare reazionari ai contemporanei e le cui opere pervadevano sia gli animi degli ascoltatori sia degli interpreti. Come si legge su Genio & Impresa, il web magazine online di Assolombarda, gli spartiti dei due compositori erano, e sono tutt’oggi, simbolo di una spinta all’innovazione e, fra ritmicità allora inedite, melodie inconsuete, variazioni, contrasti e dissonanze, in quelle pagine si legge chiaramente la volontà di inventarsi e reinventarsi continuamente, in un flusso ininterrotto. La musica, del resto, è essa stessa strumento di rigenerazione. Non solo nel suo fraseggio classico, che comprende un momento di apertura seguito da uno svolgimento e da un finale risolutivo, ma nella misura in cui le sue note fanno parte di un alfabeto universale in cui le parole sono sempre nuove, ad ogni esecuzione, ad ogni concerto. Nello specifico, il gioco della rigenerazione avviene in un bilanciamento continuo tra una melodia conosciuta e la novità introdotta talvolta anche dal caso. Ecco quindi che la musica diviene un mezzo per scardinare le credenze e disinnescare ciò che ci si aspetta, generando nuove prospettive e creando nuove aspettative.
“La musica o è dal vivo o non è – afferma Umberto Battegazzore, maestro concertista e pianista, oltre che Direttore Artistico dell’Accademia Civica di Tortona – E questo tipo di musica, come purtroppo sappiamo, in questi mesi è mancata. Le note devono tornare a pervadere le piazze e le strade per dare anima alle storie degli uomini e rigenerare il tempo e gli spazi. Che sia tramite la via apollinea della conoscenza razionale, la via dionisiaca più passionale o, auspicabilmente, in un dialogo creativo fra cervello e cuore, la musica arriva agli uomini per rigenerarli e accompagnarli in un non tempo, portandoli a sospendere il giudizio e ingaggiandoli in una risalita verso gli elementi più puri e lontani dalla quotidianità. In altre parole: la musica distrugge e ci ricrea in una singola nota”. Vale quindi la pena ridare alla musica il ruolo che merita all’interno della società, delle istituzioni e dell’educazione e far conoscere un tesoro scritto nel DNA umano che tutti vogliono difendere ma che, forse, in pochi vogliono ascoltare.