Dal 17 ottobre 2021 al 15 maggio 2022 il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna è lieto di presentare all’interno del proprio percorso espositivo la mostra Moto bolognesi degli anni 1950-1960. La motocicletta incontra l’automobile, realizzata grazie al contributo dell’Associazione Amici del Museo del Patrimonio Industriale e della Fondazione Aldini Valeriani.
Dai primi anni Duemila il progetto ‘Moto bolognesi’ costituisce uno dei principali ambiti verso cui si è indirizzata l’attività di ricerca del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, istituzione culturale votata allo studio, alla documentazione e alla divulgazione della storia economico-industriale della città e del suo territorio, attraverso la ricostruzione delle vicende succedutesi dall’affermarsi dell’industria serica nel XV secolo fino all’odierno distretto meccanico della motoristica e dell’automazione protagonista su scala mondiale.
A partire dalle collezioni permanenti del museo, dove sono presenti esemplari di motocicli, motori e componenti di alcune aziende locali che ebbero un ruolo di primo piano nel settore motoristico, il progetto è nato con l’obiettivo di realizzare una puntuale e completa ricognizione dell’industria motociclistica in area bolognese – terra di motori per eccellenza – dalla nascita negli anni Venti del Novecento fino allo sviluppo raggiunto intorno alla metà del secolo, contestualizzandone gli scenari di evoluzione tecnica, produttiva e aziendale.
L’impegno nell’indagine condotta su fonti composite – documenti, memoria orale, immagini fotografiche e filmate, giornali e riviste specializzate del tempo – ha consentito la ricostruzione di un centinaio di biografie di aziende, la schedatura tecnica di modelli e pezzi analizzati e la formazione di un ricchissimo archivio fotografico realizzato grazie all’aiuto del mondo del collezionismo, oltre a riflettersi – con una modalità di restituzione e valorizzazione più visibile al pubblico – in un articolato ciclo di momenti espositivi concepiti secondo una scansione cronologica, che hanno raccontato le pagine di storia della produzione motociclistica felsinea. Appuntamenti immediatamente riconosciuti da collezionisti, cultori appassionati o semplici curiosi interessati come imprescindibili occasioni per ammirare pezzi di pregevole rarità.
Se la prima mostra nel 2004 aveva analizzato il tessuto produttivo degli anni 1920-1930, formato da piccole officine meccaniche che si occupavano di costruire o assemblare i primi prototipi su due ruote da cui emersero i primi nomi gloriosi dell’industria bolognese, nel 2006 oggetto di attenzione era stato il periodo 1930-1945 in cui le aziende e i piccoli costruttori locali affrontarono le ristrettezze del mercato e i vincoli imposti in quegli anni con caparbia vitalità e sorprendente inventiva, per poi proseguire, nel 2008 con la storia degli anni difficili della ricostruzione post-bellica 1946-1950 e la ripresa delle attività industriali indirizzate soprattutto verso i micromotori e le piccole-medie cilindrate. Negli ultimi anni sono stati dedicati ad alcuni focus monografici sulle marche M.M, Italjet e, nel 2018, sulla C.M attiva dal 1929 al 1959.
Il nuovo, settimo, capitolo, che costituisce idealmente anche la conclusione di questo lungo percorso di approfondimento, ha per titolo Moto bolognesi degli anni 1950-1960. La motocicletta incontra l’automobile ed è allestito nello spazio mostre del Museo del Patrimonio Industriale dove, accanto a una selezione di 32 motociclette realizzate dai più importanti marchi del decennio, filmati provenienti dall’Istituto Luce e immagini d’epoca completano il percorso espositivo tra produzione e agonismo.
Nel secondo dopoguerra, dopo i primi difficili anni della ricostruzione, riprende la produzione motociclistica nazionale e ben presto Bologna si conferma come uno dei poli produttivi più dinamici d’Italia. Tra industria e artigianato, le imprese del motociclismo bolognese recepiscono le necessità del periodo, incentrando le loro proposte sulle piccole e medie cilindrate, dimostrando una sorprendente vivacità produttiva e una grande cura sia tecnica, nella meccanica e nella ciclistica, sia estetica, nelle forme e nella livrea.
Delle 55 marche di motocicli finiti, solo alcune si avviano ad avere un assetto e una organizzazione produttiva moderni, con significativi riscontri economici: le lombarde/bolognesi F.B Mondial e MI-VAL, in città Ducati e Moto Morini, la DEMM a Porretta Terme. Marche storiche prestigiose come C.M e M.M., con alti livelli qualitativi in tutte le lavorazioni, soffrono i mutamenti in corso e affrontano il declino. Altre sono agli inizi, destinate ad un futuro brillante, come Cimatti, Testi e Malanca. Accanto a piccolissimi produttori, sono molte le ditte che, con un esiguo numero di addetti, producono motocicli interessanti e di buona qualità, come, ad esempio, Berneg, COMET, F.B.M., DKW-Cavani. Attorno a loro continua ad esistere una molteplicità di officine in grado di soddisfare le esigenze legate alla componentistica.
Dal punto di vista delle competizioni agonistiche – vetrina strategica per propagandare la narrazione vittoriosa dei marchi nel mercato commerciale – i Campionati Italiani e quello Mondiale, le gare nazionali e internazionali, così come quelle di gran fondo su strada, assurgono a eventi sportivi per eccellenza, gli unici in grado di assicurare prestigio e notorietà.
Nelle cilindrate da 125 a 250, primeggiano Ducati, Mondial, Moto Morini, aziende che possono permettersi gli elevati costi delle squadre corsa. In particolare, la Mondial dal 1949 al 1951 si fregia del titolo di Campione del Mondo 125 conduttori e marche; vince il Campionato Italiano 125 dal 1950 al 1952 con Ubbiali e dal 1955 al 1957 con Provini. La Morini si aggiudica, invece, il Campionato Italiano 125 nel 1953 e 1954 con Mendogni. La storia sportiva Ducati, appena iniziata, vede già molte importanti affermazioni, come il Motogiro del 1956 con la 125 Marianna di Maoggi e il Campionato Italiano 125 nel 1957 con Spaggiari.
Grandissimo seguito hanno la Milano-Taranto e il Motogiro d’Italia. La prima si disputa su un percorso che prevede anche il passaggio da Bologna. La Mondial si aggiudica nel 1954 il primo posto assoluto con la 175 di Remo Venturi. Il Motogiro, organizzato dal quotidiano sportivo bolognese “Stadio”, si corre in più tappe con partenza e arrivo a Bologna. Per tutte le sue 5 edizioni, ha un seguito grandissimo: vere e proprie folle di appassionati si accalcano nella settimana di gara lungo gli oltre 3.000 km del percorso. I mezzi di informazione (i quotidiani sportivi e non, le riviste del settore, la radio, la televisione, i cinegiornali) lo seguono con grandissima attenzione e ne riverberano l’importanza, esaltando le gesta di piloti e moto. Una visibilità che attira subito l’interesse delle case costruttrici, sia le piccole presenti in gran numero, ma soprattutto quelle più importanti a livello nazionale, organizzate con meccanici e attrezzature al seguito. Nelle edizioni 1955, 1956 e 1957 si classificano primi assoluti Provini su Mondial, Mendogni su Morini, Maoggi su Ducati.
Merita attenzione anche il crescente entusiasmo per il motocross, in cui si cimenta con successo MI-VAL e Mondial, vincitrice del Campionato Italiano 1957 con Ostorero.
Negli anni Cinquanta non vi sono piloti bolognesi di rilievo, con una importante eccezione: Leopoldo Tartarini, indicato dalla stampa come “la grande promessa del motociclismo italiano”. Dopo una partecipazione alla Milano-Taranto nel 1952, 1° tra i side-car, nel 1953 corre con una Benelli 125 da lui preparata, dapprima il Motogiro, dov’è 1° assoluto, quindi la Milano-Taranto classificandosi 2°. Nel 1955 e 1956 è pilota ufficiale Ducati, ma senza fortuna. Un rovinoso incidente, l’anno successivo, lo induce ad abbandonare le corse. Ciò nonostante trova grande fama e una straordinaria occasione promozionale con il giro del mondo insieme a Giorgio Monetti, sulle Ducati 175.
Nel corso della mostra, grazie alla collaborazione con il Museo Ducati, saranno presentati uno scooter e 6 motociclette, di cui 5 inserite a rotazione mensile presentate con speciali dirette sulle pagine Facebook dei due musei, tra i più importanti esemplari da corsa del decennio, provenienti direttamente dalla collezione permanente del museo di Borgo Panigale.
Per quanto riguarda la pubblicità, solo le marche più importanti (Ducati, Moto Morini, Mondial, DEMM, MI-VAL) possono permettersi gli alti costi della grafica e degli spazi promozionali sulle riviste di settore. I contenuti delle inserzioni cambiano nelle scelte grafiche a favore di disegni e di fotografie sempre meglio definite e accurate, e nell’abbandono degli slogan a favore di singole parole che richiamano la qualità del prodotto (come velocità, sicurezza, economicità).
Utili veicoli promozionali diventano i riferimenti alla corsa allo spazio e all’immaginario legato alla presenza degli extraterrestri (risale al 1953 il film La guerra dei mondi con i marziani alla conquista della terra).
Ma il decennio 1950-1960 è anche il periodo in cui assume grande importanza l’industria automobilistica, con prodotti il cui costo è ormai accessibile, avviata ad una inarrestabile crescita nel mercato dei mezzi destinati alla mobilità della popolazione. Se è vero che le motociclette accompagnarono il processo di motorizzazione a quattro ruote di massa sino agli ultimi momenti del boom economico per poi lasciare spazio alla crescente circolazione di autovetture sulle strade italiane, il loro ruolo nel passaggio dalla scarsità di motori postbellica allo sviluppo della motorizzazione degli anni Sessanta non fu transitorio. Il settore produttivo motociclistico ebbe infatti un peso determinante nella formazione e nello sviluppo dell’industria meccanica nazionale e, nel caso specifico bolognese, a informare la struttura produttiva del territorio secondo logiche alternative alla grande impresa.
Il percorso espositivo, oltre alle 32 motociclette, è arricchito da una serie di materiali multimediali, tra i quali i sette contributi filmati provenienti dall’Istituto Luce, di cui uno a colori incentrato sul “Motogiro” del 1957 e sulla fabbrica Ducati, che restituiscono il mondo competitivo e variegato che circondava la produzione e l’agonismo. Da segnalare anche tre multi-visioni che presentano le inserzioni pubblicitarie apparse sulle riviste del settore; un album fotografico del motociclismo bolognese con gare, ambienti e i protagonisti e una selezione di immagini dedicate alle attività sportive della Ducati negli anni 1955-1960.
Una banca dati multimediale, consultabile secondo vari percorsi di indagine, racchiude inoltre schede tecniche, immagini, marchi e note informative dei 98 produttori di motociclette attive sul territorio dal 1904 al 1960. Si tratta di un’esaustiva “enciclopedia” del motociclismo bolognese che restituisce gli studi intrapresi in questi anni per il progetto, ed è stata resa possibile dal contributo del mondo del collezionismo che ha conservato e offerto a disposizione una ricca documentazione composita: fotografie d’epoca, pubblicità, riviste del settore, manuali, cataloghi e molto altro.
Un ricco calendario di eventi, visite guidate e laboratori per ragazzi completa infine l’offerta di valorizzazione e mediazione culturale del progetto espositivo verso differenti fasce di pubblico.