I successi sportivi che hanno illuminato l’anno in corso con le vittorie italiane ai campionati europei di calcio e di pallavolo e alle Olimpiadi, sono stati, giustamente, ampiamente celebrati da tutti i media nostrani. I nostri campioni olimpici e iridati sono stati accolti in pompa magna dal Presidente della Repubblica e sono stati protagonisti di centinaia di apparizioni televisive e di interviste sui giornali nazionali.
Oltre ai Måneskin, gruppo rock che, al pari della nazionale di calcio, ha trionfato in una importante competizione europea, l’Eurovision Song Contest 2021, e che ha avuto (e ha tuttora, a quasi un anno dalla vittoria) una visibilità mediatica notevolissima, anche in altri settori della cultura italiana, e, nella fattispecie, della musica italiana, l’Italia ha avuto, quest’anno, dei riconoscimenti di enorme importanza, che finora non erano mai arrivati tutti insieme nello stesso anno: il violinista italiano Giuseppe Gibboni (20 anni, di Salerno) ha vinto il primo premio nel più importante concorso violinistico al mondo, il Premio Paganini di Genova. E pochi giorni prima due pianisti italiani, Alexander Gadjiev (26 anni, di Gorizia) e Leonora Armellini (29 anni, di Padova) hanno ottenuto rispettivamente il secondo e il quinto premio nel concorso pianistico più importante al mondo, il Concorso Chopin di Varsavia, conclusosi il 20 ottobre scorso.
“Non era mai successo che due italiani vincessero entrambi un premio in questo concorso. – dichiara Roberto Prosseda, Direttore Artistico di Cremona Musica International Exhibitions & Festival – E, per la prima volta, qui l’Italia ha trionfato anche con il pianoforte: infatti, dei 5 pianoforti disponibili, il pianoforte italiano Fazioli è stato scelto dal pianista che ha vinto il primo premio (il canadese Bruce Liu), e anche dal terzo e dal quinto classificato”.
Purtroppo questi traguardi non sono stati celebrati quanto le gesta sportive, ma ciò non toglie l’importanza del riconoscimento avuto dalla cultura italiana. Allora come non ripensare alle parole di Felix Mendelssohn, grande compositore tedesco, che così scriveva nel 1831, durante il suo soggiorno in Italia:
“L’arte, in Italia, ora è soltanto nella natura e nei monumenti; in questi essa rimane anche eterna […] L’Italia non può conservare la gloria di essere chiamata il “paese della musica”; di fatto l’ha già perduta e ciò accadrà presto anche nell’opinione della gente, per quanto quest’ultima eventualità sia affidata al caso.Gli italiani trattano la musica come un articolo di moda, freddi, indifferenti, appena interessati ad una decorazione esteriore. Quindi non c’è da meravigliarsi del fatto che, se un qualche isolato talento vuole emergere, deve andarsene all’estero, dove è meglio apprezzato e può trovare il suo posto, e può sentire e imparare qualcosa di utile e di ispirato”. (Felix Mendelessohn, lettera alla famiglia del 17 maggio 1831).
Per fortuna, l’Italia di oggi non è quella che Mendelssohn conobbe quasi 200 anni fa. Ci sono oggi molte realtà di eccellenza che promuovono l’eccellenza italiana anche nel settore musicale. Una città simbolo di questa filiera è sicuramente Cremona: culla della grande tradizione della liuteria (da Amati, Guarneri e Stradivari, fino ai grandi liutai contemporanei), e sede di molti centri di formazione, produzione e promozione musicale, tra cui l’Accademia Stauffer, dove Giuseppe Gibboni ha studiato, con Salvatore Accardo.
“Cremona Musica International Exhibitions & Festival è una manifestazione che sin dalla sua fondazione promuove le eccellenze musicali italiane, – dichiara Massimo De Bellis, Direttore Generale di CremonaFiere – e non a caso ha ospitato i due pianisti trionfatori a Varsavia: Leonora Armellini nel 2018 e Alexander Gadjiev il 25 settembre 2021, subito prima della sua partenza per Varsavia”. Siamo quindi orgogliosi dei successi dell’Italia della musica, e proseguiremo il nostro lavoro perché le eccellenze musicali siano sempre più riconosciute e valorizzate, anche dai media e dalle istituzioni.