Il borgo albergo si sviluppa lungo un costone del Sasso Caveoso, prendendone una fetta, dal basso verso l’alto per una superficie complessiva di circa 5000 mq.
35 camere e suite nei “Sassi” scavate nel tufo, Ristorante con cucina mediterranea e patio esterno, Lobby bar & lounge, SPA di 500 mq, Piscina interna riscaldata scavata nel tufo, Sala meeting
La parte più bassa ospita: la reception, il ristorante, la sala colazioni, la sala meeting, il centro benessere. L’ingresso si apre su due ampi slarghi che anticamente erano dei vicinati. Il progetto, coerentemente con la loro antica funzione, ha mantenuto il carattere di convivialità dei luoghi, attraverso l’area del relax , della ristorazione e delle numerose piazzette di incontro. Anche gli interni risentono esteticamente di questa funzione, le chianche che troviamo come pavimentazione dei vicinati entrano come fossero un’unica superficie, quasi a volerne indicare una continuità ideale.
Il nome del borgo,”Aquatio”, deriva da una citazione di Cicerone presente nell’opera “De Officiis” , libro III del 44 a.C., in cui con ăquātĭo si indicava il luogo di approvvigionamento d’acqua. “Aquatio” è un albergo diffuso, una struttura ricettiva che consta di numerose camere che si collocano su un costone del rione Sasso Caveoso di Matera, nella contrada denominata Conche risalente al XIII secolo.
Il progetto generale ed esecutivo del recupero architettonico e distributivo del borgo: Arch. Cosimo dell’Acqua, progetto di Interior design e illuminotecnico: Arch. Simone Micheli, visual Design: Roberta Colla Micheli, foto Jürgen Eheim.
La storia di “Aquatio Cave Luxury Hotel & SPA” comincia con una goccia, figura semplice e pura che con il suo incessante cadere plasma la materia, forma gli spazi, gli arredi, la struttura. Una goccia è l’opera d’arte in bronzo di Kengiro Azuma “MU765G”, situata in uno dei due ingressi principali della struttura, che riassume nella sua semplicità il senso della vita attraverso la metafora del ciclo dell’acqua. Il candore e la sinuosità della goccia hanno guidato il fare progettuale dell’architetto Simone Micheli durante la figurazione degli spazi interni, nella definizione degli arredi, nella creazione dell’affascinante ed abile progetto illuminotecnico La goccia, con la sua perseveranza e purezza intrinseca, ha animato l’operato dell’architetto Cosimo dell’Acqua durante la realizzazione del progetto generale ed esecutivo del recupero architettonico e distributivo del Borgo. La locuzione latina ”Gutta cavat lapidem” (la goccia scava la roccia) esprime chiaramente il carattere degli abitanti di questi antichi rioni in quanto il tempo e la pazienza possono portare a grandi risultati: “Un’atmosfera in cui emozione e benessere si fondono insieme avvolge l’uomo che varca la soglia di ingresso. L’esperienza vissuta diviene memoria, attiva nella mente ed abile nel guidare i successivi accadimenti.”Cosimo Dell’Acqua “Aquatio è una vera e propria opera d’arte da vivere ed esperire. Uno spazio che oltrepassa la tradizionale concezione di tempo, dando vita ad un unicum inscindibile di passato, presente e futuro.” Simone Micheli
L’architetto Cosimo Dell’Acqua ha realizzato il progetto generale ed esecutivo del recupero architettonico e distributivo del borgo non su un singolo edificio, ma su un sistema complesso che comprendeva palazzi, strade, grotte e cisterne.
Il progetto ha mantenuto il carattere di convivialità dei luoghi, attraverso l’area del relax , della ristorazione e delle numerose piazzette di incontro. Anche gli interni risentono esteticamente di questa funzione, le chianche che troviamo come pavimentazione dei vicinati entrano come fossero un’unica superficie, quasi a volerne indicare una continuità ideale.
L’architetto Simone Micheli ha firmato Il progetto di interior design ed illuminotecnico. Gli arredi, vere e proprie opere d’arte, bianchi, fluidi, senza spigoli, fluttuano sui pavimenti. Gli schermi bianchi, che ricordano nel colore il latte di calce con cui i materani sanificavano gli interni delle loro abitazioni-grotta sono elementi funzionali alla distribuzione degli spazi e all’alloggiamento di terminali d’impianti. Sono costruzioni di nuovo impianto, artifici progettuali, sono come fantasmi rispettosi, non toccano mai le pareti in tufo, si avvicinano, si piegano . Le superfici scavate e le volte sono state ripulite da licheni ed efflorescenze e riportate alla loro condizione iniziale di colore, come se lo scavo di quelle parti fosse stato appena realizzato. Nella calcarenite riportata al suo colore naturale, senza scialbature, senza intonaci, compaiono tracce di conchiglie fossili, proprio ad evidenziare la sua antica origine marina. L’illuminazione proviene dal basso, attraverso corpi illuminanti discreti, posizionati in maniera strategica per creare effetti scenografici unici. “Creare emozioni” è il concept che animato l’intero fare progettuale. Il centro benessere è lo spazio dove questo motto si esprime al meglio, infatti è un luogo suggestivo e occupa il cuore più profondo della struttura, recuperando locali ipogei risalenti al IX secolo. Il vano grotta più grande ospita la piscina bordo sfioro , intonacata con tecniche tradizionali. Le vecchie cisterne recuperate sono state trasformate in docce emozionali e una parte dei lettini é stata ricavata modellando ergonomicamente il “tufo”. Non mancano spazi massaggio singolo e di coppia, hammam, sauna, cabine estetiche, zone relax. L’acqua ritorna dove è sempre stata a ricordare le vecchie conche che erano dislocate lungo tutto il costone, prima funzionali alla quotidianità della vita degli abitanti della contrada da cui prende il nome, ora spazi di lusso dedicati al benessere.
Il ristorante, con annesse cucine, si espande all’esterno in una corte raggiungibile direttamente da via B.Buozzi,. Pregevole è l’aspetto estetico di questo spazio risalente al XIII secolo, arricchito da archi e muri di controspinta che lo delimitano . Il centro di questo vicinato è una cisterna recuperata, all’interno della quale sono convogliate le acque piovane, utili ad alimentare i servizi. Un canale di acqua esterno è visibile lungo l’arco di accesso e ne denuncia la presenza. All’interno del ristorante, che ha una capienza di circa 80 posti a sedere, si trovano: il punto accoglienza del maître di sala, un’ area lounge bar, una biblioteca. La sala ristorante è uno spazio flessibile, intercomunicante con la sala colazione e l’area meeting. La sua capienza varia a seconda delle occasioni, mettendosi a disposizione degli eventi e delle esigenze contingenti. Gli arredi progettati e realizzati su misura, di colore bianco sono il marchio di fabbrica dell’arch. Simone Micheli. Arredi discreti, leggeri, minimali, fluidi, ma al tempo stesso adeguati allo spazio ed alla funzione. Tutto ciò che si aggiunge all’esistente è denunciato nel materiale e nel colore, ciò che c’era viene preservato e riportato alle sue fattezze originarie. Dalla reception è possibile accedere direttamente ai vari livelli della struttura attraverso un ascensore nella roccia oppure un percorso pedonale coperto che serpeggia dietro la maggior parte delle camere poste controterra.
Le camere sono costruite: presenti prevalentemente nella parte alta della struttura, luminosissime, godono di viste mozzafiato sul sasso Caveoso e sulla città antica, risalente all’età del bronzo e del ferro, dove sono presenti le chiese rupestri affrescate e i villaggi trincerati. Le camere sono per lo più dotate di spazi accessori esterni, piccole terrazze ad uso privato, dove è possibile cenare al tramonto, scavate: nascoste all’interno del ventre della terra, solo una porta ad indicarne la presenza come gli antichi rifugi degli uomini degli insediamenti neolitici sulla murgia. Spogli antri un tempo, ora confortevoli e spaziose suite dotate di tutti i comfort. Alcune suite penetrano nelle fondazioni medioevali del Museo Nazionale di “Palazzo Lanfranchi”.
Aquatio si confronta anche con questa realtà, presente come sfondo estremo di un panorama, quando lo sguardo va oltre la Madonna de’idris, alla ricerca di una natura brulla, quasi stepposa, un tempo ricoperta di vegetazione. I soffitti, voltati, autoportanti e calcarenitici sono stati ripuliti e riportati allo splendore ed alla suggestione del primitivo gesto di scavo. I pavimenti asettici sono realizzati con materiale continuo e cocciopesto. La loro colorazione ha richiesto innumerevoli prove al fine di ottenere la giusta miscela di pigmenti che consentisse il raggiungimento di una colorazione identica a quella delle pareti e dei soffitti: cielo e terra si confondono cromaticamente. Il comfort all’interno delle camere è garantito da un sofisticato sistema di climatizzazione con controllo computerizzato della umidità relativa e della temperatura. All’interno di questo continuum si stagliano gli schermi bianchi, strutture murarie che dividono gli spazi determinandone le funzioni e che contengono gli elementi tecnici e le montanti degli impianti. Gli arredi candidi, sospesi, sembrano fluttuare all’interno di questi spazi senza tempo. Le linee morbide dello scavo e del fluire dell’acqua sono i temi che li hanno concepiti.
Il sistema di illuminazione prevede corpi illuminanti incassati a pavimento, la luce che si crea è una luce piacevole, soffusa, discreta, ma funzionale. Due lampade , due grovigli, quasi a ricordare le piante “rotolavento” caratteristiche della murgia materana, garantiscono i lux necessari per una confortevole lettura a letto. I bagni sono dotati di arredi progettati appositamente, di ampie docce filo-pavimento e, a volte, di comode vasche da bagno. Tutto è stato scelto, progettato e realizzato su misura, non esiste standardizzazione se non nei materiali di finitura e nei colori che sono il filo conduttore del progetto. Nelle camere l’acqua è stata riportata là dove si sono trovati i segni: canali scavati sulle pareti, piccoli pozzi, cisterne, sono stati ripuliti e riportati alla luce affinchè gli ospiti di Aquatio potessero coglierli. L’arch. Cosimo Dell’Acqua e l’arch. Simone Micheli, assieme ai loro staff, hanno permesso ad un’idea tanto complessa di materializzarsi e prender vita. Il borgo albergo è stato riportato al suo antico splendore.