Strutture ricettive in armonia con la natura, sinergie tra agricoltura e promozione del territorio, mobilità slow, energie da fonti rinnovabili e importanza del patrimonio italiano e toscano: sono solo alcuni degli argomenti toccati durante il convegno “L’architettura del turismo sostenibile”, primo evento promosso da Hospitaliter –Ospitalità, Territorio, Rete Agricola. L’ente no profit – la cui mission è sviluppare progetti di vera sostenibilità, o sostenibilità concreta, duratura in quanto performante dal punto di vista economico – ha così voluto presentarsi e fare il punto sulla propria filosofia e sui valori che lo ispirano:
«Per realizzare una sostenibilità concreta si devono coniugare le esigenze economiche con quelle ambientali: solo in questa maniera potremo dire che un progetto è capace di mantenere benefici di lungo termine», ha dichiarato in apertura dei lavori Iacopo Lisi, imprenditore fiorentino, tra gli ideatori di Hospitaliter e anima del progetto.
Tanti gli interventi che si sono susseguiti nel corso del convegno, tenutosi il 23 novembre alla Fondazione Franco Zeffirelli di Firenze.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Firenze Dario Nardella e del Vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana Stefano Scaramelli, seguiti a loro volta dall’introduzione di Leonardo Marras, Assessore all’Economia, alle Attività Produttive, alle Politiche del Credito e al Turismo della Regione Toscana, ci sono stati i contributi esterni di Ermete Realacci, Presidente di Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, e di Andrea Grieco, Head of Impact and Sustainable Development Goals Specialist di AWorld, giovane azienda torinese la cui app per educare i cittadini alla sostenibilità (ambientale e umana) è stata scelta a supporto del progetto di tutela ambientale dell’Onu. Tra gli ospiti intervenuti in streaming, anche Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano.
È toccato invece all’architetto Hani Rashid, fondatore di Asymptote Architecture, studio di architettura e design di New York, nonché professore della University of Applied Arts di Vienna, introdurre uno dei temi portanti del convegno: il rapporto tra architettura e sostenibilità.
«Gli edifici non devono essere in opposizione alla natura. Al contrario: io credo che si debba lavorare per portare la natura negli spazi interni», ha dichiarato Hani Rashid. Tra i punti toccati nel suo intervento, il ruolo della luce naturale (i dati hanno mostrato quanto sia fondamentale la natura negli ambienti edificati e l’importanza di introdurre grandi vetrate, lucernari e altri elementi architettonici per permettere alla luce naturale di entrare negli edifici); l’utilizzo di materiali e sistemi sostenibili ed ecologicamente intelligenti (con la pandemia c’è stato un allontanamento da materiali caratterizzati da forte impronta ecologica come cemento e metalli, a favore di legno e altri materiali naturali). A questo l’architetto ha aggiunto la predilezione per metodi e mezzi di produzione locali, per l’utilizzo di fonti energetiche alternative e il riutilizzo delle acque reflue. Per quanto riguarda l’economia e le strategie di ritorno sull’investimento, Rashid ha parlato di prefabbricazione e di riutilizzo dei materiali, nell’ottica di una “economia circolare”.
Il prof. Zeffiro Ciuffoletti Accademico emerito dei Georgofili, ha invece dato alla platea dei presenti una serie di spunti di riflessione strettamente legati alla ricchezza del territorio toscano: «Bisogna riportare le persone alla campagna, proponendo loro valori reali e non posticci». Etica, riscoperta delle tradizioni e delle radici, cultura del cibo “povero” della regione sono alcuni tra i concetti emersi durante la sua lezione: «Quella toscana è una cucina assimilabile alla dieta mediterranea fatta di piatti umili, di minestre con verdure e zuppe di pane più, ed è qui la differenza, l’olio di oliva. Senza dimenticare il pane sciocco e il vino vermiglio di “pronta beva”. Proprio il pane, il vino e l’olio di oliva rappresentano la trilogia delle sacralità cristiane, a dimostrazione che il cibo è cultura, religione, tradizione, territorio, identità».
Tra gli interventi più critici, quello del prof. Stefano Maggi, docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Siena, che ha voluto porre l’attenzione sui problemi della mobilità regionale: «In Italia abbiamo 40 milioni di automobili e il tasso di motorizzazione più alto del mondo dopo gli Usa. Questo ha portato a creare infrastrutture per le automobili anche in città», ha spiegato all’inizio del suo intervento. Secondo il professore, siamo reduci da decenni in cui non si è ragionato adeguatamente sulle limitazioni al traffico e sulla necessità di creare reti di trasporto pubblico. L’obiettivo, per gli anni a venire, dovrebbe essere quello di incentivare la “mobilità dolce”, dal viaggio sulle ferrovie secondarie alle cosiddette greenways.
A seguire si è tornati a parlare di sinergie tra cibo e promozione del territorio con Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: «Sostenibilità è una parola che deriva dall’inglese sustain e indica il pedale del pianoforte che serve per allungare le note. La durata è, dunque, la caratteristica intrinseca della sostenibilità», ha spiegato. Secondo Barbero, tre sono le parole chiave su cui riflettere per individuare una sostenibilità concreta: la “Perdita”, innanzitutto, perché stiamo perdendo biodiversità animale e vegetale, oltre alla molteplicità di paesaggi e culture. Perdiamo anche la fertilità dei terreni con l’uso spropositato di prodotti chimici. La seconda parola è “Rispetto”, che vuol dire preservare la naturalità dei luoghi e delle produzioni, lavorare per innovazioni che non distruggano le radici, ma le rafforzino per guardare al futuro. Rispettare, secondo Barbero, vuol dire coinvolgere le persone e investire sui beni relazionali che sono altrettanto importanti come quelli materiali. Infine la “Rigenerazione”, ovvero pensare alla transizione ecologica costruendo una nuova scala di valori, riposizionando gli attuali valori in una logica non distruttiva ma rigeneratrice.
A chiusura dei lavori, si è parlato di energia insieme al prof. Francesco Causone del Dipartimento Energia del Politecnico di Milano: «La crisi climatica è strettamente connessa agli usi energetici. Dall’Ottocento in poi abbiamo iniziato ad avere un rapporto aggressivo con il territorio», ha spiegato. Due, secondo Causone, le vie per rispondere alla situazione: una “via dolce”, con diminuzione della domanda energetica e creazione di comunità energetiche, e una “via dura”, con grossi impianti di generazione concentrati.
La WTO (l’Organizzazione Mondiale del Turismo) definisce il turismo sostenibile come quella forma di turismo che “soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro”, e l’ecoturismo come “un turismo in aree naturali che deve contribuire alla protezione della natura e al benessere delle popolazioni locali”.
La definizione comporta un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle economie delle popolazioni locali: non basta progettare architetture rispettose della natura, con fabbricati costruiti con criteri moderni ecocompatibili e con riuso di materiali di costruzione, isolamento termico, ventilazione naturale, riduzione di uso e riciclaggio di acqua, produzione di energia rinnovabile e utilizzo di energia geotermica (tra le tante cose), ma è necessario anche rispettare la cultura e l’economia del luogo, rendendo così possibile la sostenibilità a lungo termine del progetto da parte delle popolazioni locali. I progetti devono essere etici e virtuosi: non sfruttare un territorio, una cultura o una popolazione, ma al contrario generare ricchezza rispettandone le caratteristiche.
Il paradigma che Hospitaliter si propone è quello di realizzare una stretta integrazione tra l’ospitalità nell’ambiente naturale e le filiere produttive locali, in particolare con la straordinaria filiera enogastronomica tipica della Toscana e permeata di storia e cultura locale. Nella visione di Hospitaliter, niente più della produzione agricola non intensiva è rispettosa al contempo dell’ambiente e dell’economia dei luoghi. Il coltivatore diretto è il vero custode del territorio. E proprio dalla simbiosi tra turismo e filiera agricola può nascere una sostenibilità ambientale ed economica. A questo si aggiunge la produzione di energia dal sole, dalla geotermia, ma anche dalle biomasse: una scelta funzionale tanto all’agricoltura come al turismo, nonché capace di moltiplicarne il potenziale di sostenibilità ambientale ed economica. Un approccio progettuale che integri nel turismo un’architettura sostenibile, la filiera alimentare enogastronomica e l’energia, con i suoi corollari di riduzione e produzione/rinnovo delle risorse naturali, può rappresentare un vero driver di crescita economica e di futuro sostenibile