Brexit e Covid non fermano gli italiani alla ricerca di un’esperienza di lavoro all’estero.“Meritocrazia, opportunità e multiculturalità, la Gran Bretagna per me rimane una scelta eccellente per chi ha voglia di partire” racconta Samuele Mura imprenditore e CEO di Traslo azienda con sede a Londra. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes solo nell’ultimo anno sono cresciuti del 33,5% gli italiani che si sono trasferiti oltremanica
A dispetto delle previsioni la Brexit ufficializzata lo scorso 31 dicembre 2020 e il Covid che ha prima bloccato e dopo rallentato viaggi e spostamenti non hanno di fatto arrestato l’ondata migratoria che storicamente interessa proprio il Regno Unito. Secondo l’ultima edizione del “Rapporto Italiani nel mondo 2021. La mobilità italiana ai tempi del Covid”, a cura della Fondazione Migrantes, risulta infatti che la Gran Bretagna ha registrato un aumento del +33,5% di trasferimenti da parte di italiani rivelandosi l’unica nazione con saldo positivo, rispetto all’anno precedente con +8.358 iscrizioni in più all’AIRE rispetto al 2020.
Delle oltre 33 mila iscrizioni nel Regno Unito, il 45,8% sono italiani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, il 24,5% sono minori mentre il 22,0% giovani-adulti tra i 35 e i 44 anni. L’identikit degli expat in questo caso ricalca quello che da decenni caratterizza la migrazione verso Londra, in genere quindi giovani, giovani adulti e famiglie con minori che avviano la procedura di richiesta del settled status, un permesso di soggiorno a tempo indeterminato per chi può dimostrare una residenza continuativa sul territorio inglese da cinque o più anni, con un’interruzione di massimo sei mesi su dodici all’interno dei cinque anni previsti dal documento.
Dati importanti che indicano come non si sia del tutto arrestata la voglia di trasferirsi all’estero, spesso dovuta alla necessità di cercare nuove e più vantaggiose e stimolanti opportunità di lavoro. Ecco quindi che il Covid non ha del tutto bloccato i flussi migratori anche dei cosiddetti expat, in genere per l’appunto giovani che decidono di lavorare all’estero, magari inviati dalle proprie aziende, o comunque per fare un’esperienza differente anche solo per un periodo determinato.
Eppure come mai proprio il Regno Unito come metà prediletta anche in questo periodo storico? “Non esistono scelte migliori o peggiori quando si tratta di lanciarsi in un’avventura oltre confine, per quello che riguarda la mia esperienza posso dire che la Gran Bretagna è in generale un Paese estremamente meritocratico, molto snello dal punto di vista burocratico e se hai un obiettivo ti permette di concentrarti solo su questo, consapevole che il suo raggiungimento dipende solamente da te e dal percorso che scegli di fare” – spiega Samuele Mura giovane imprenditore 33enne originario di Jerzu in Sardegna oggi Founder e Ceo di Traslo (https://trasloservice.com/it/) realtà di punta dei traslochi internazionali che oggi ha sede proprio a Londra e conta un team di 10 persone.
Sempre Samuele ha raccontato il suo percorso imprenditoriale all’interno di un vlog iniziato nel 2017, in cui spiega ancora oggi, in una serie di appuntamenti fissi su YouTube, tutti i retroscena del fare imprenditoria in un Paese come il Regno Unito e le scelte, non sempre facili, legate all’essere un expat.
“Ho fatto questa scelta di trasferirmi dalla Sardegna a Londra ormai quasi otto anni fa e continuo ad essere felice della scelta fatta” – prosegue Samuele – “Apprezzo le infinite opportunità ed esperienze che il Regno Unito sa offrire unite alla sua multiculturalità che mi ha permesso molto spesso di cambiare prospettiva su molti temi.”
Ma quali sono i consigli principali per trasferirsi oggi nel Regno Unito?
Prima di tutto dal punto di vista burocratico, spiega Samuele Mura, è bene tenere a mente cinque step fondamentali:
– Ottenimento del visto: causa Brexit da un anno ormai anche ai cittadini europei è richiesto il visto per poter lavorare nel Paese. È bene quindi iniziare subito a capire in quale casistica si rientra e consultare preventivamente il sito del Governo inglese sul quale sono ben spiegati i diversi modi per ottenerli (https://www.gov.uk/browse/visas-immigration/work-visas);
– Ricerca alloggio: i portali online migliori per le case o per le stanze, spesso la scelta più obbligata a causa di budget contenuti quando si arriva in un nuovo Paese o città come Londra, sono diversi. I migliori sono sicuramente Rightmove, Zoopla, o Spare Room. Bisogna sempre fare attenzione agli annunci di privati, verificare quindi sempre i feedback e l’attendibilità del sito che li ospita;
– Intestarsi una bolletta: serve infatti come prova di residenza. Nel Regno Unito infatti basta avere un’utenza intestata a proprio nome all’indirizzo presso il quale si abita per ottenere subito la residenza;
– Aprire un conto in banca: anche in questo caso le opzioni sono diverse come ad esempio Barclays, HSBC o Halifax. Spesso però non tutte accettano l’apertura automatica del conto e bisogna quindi spesso informarsi presso più filiali;
- Richiedere il NIN ovvero il National Insurance Number: si tratta del numero identificativo necessario per farsi assumere presso qualunque ente o azienda e senza il quale quindi non si può firmare un contratto di assunzione. Qualora per lavorare sia richiesta tra i requisiti la patente di guida si può utilizzare per i primi sei mesi quella italiana che è regolarmente riconosciuta. E poi in un secondo momento iniziare la procedura per l’ottenimento di quella inglese.
Anche a fronte dell’attuale momento incerto dovuto alla pandemia, rimane un momento positivo per trasferirsi in Gran Bretagna?
“C’è grandissima carenza di figure professionali in tantissimi campi, le offerte di lavoro su LinkedIn aumentano ogni giorno e anche nei settori dove è richiesto un livello non altissimo di specializzazione la domanda è nettamente più alta rispetto l’offerta. Penso ad esempio al recente caso dovuto alla carenza di guidatori nel comparto della logistica e di cui qui in Gran Bretagna si è ampiamente parlato” – prosegue Samuele Mura – “La ricerca quindi non riguarda solo settori storicamente caratterizzati da un’alta percentuale di expat come ad esempio quello della Hospitality. L’unica difficoltà al momento rimane ottenere il visto, perché spesso per un’azienda assumere una persona dall’Italia rappresenta un costo extra, anche se allo stesso tempo di fronte al candidato “giusto” sarebbero comunque pronte a farlo”.
Il consiglio quindi rimane sempre quello di prepararsi un CV ben fatto, template puliti e della lunghezza massimo di una pagina, e magari contattare dei recruiter ed HR manager tramite Linkedin. “Sono figure che hanno sempre posizioni aperte sottomano e le candidature spontanee sono sempre molto ben accette, infine scandagliare quotidianamente siti come Indeed, Monster, Reed.co.uk e CV-Library, per capire cosa attualmente offre il mercato” – conclude Samuele Mura.