Riapre dopo 20 anni e due anni di restauro per restituire al suo splendore la sala che testimonia la potenza dei Medici nel Cinquecento
Progettato originariamente da Vasari come loggia aperta su una delle viste più suggestive di Firenze, il Terrazzo delle Carte Geografiche assume la configurazione attuale verso la fine del Cinquecento, quando Ferdinando I de’ Medici decide di dedicare un’intera sala alla glorificazione della potenza politico-militare ed economica del proprio casato, capace di unificare, prima con il padre Cosimo I e poi con il fratello Francesco I, la quasi totalità dell’attuale Toscana, che proprio con Cosimo aveva ottenuto dalle cancellerie europee il riconoscimento formale di Granducato nel 1569. Ferdinando I commissionò quindi al cartografo Stefano Bonsignori la mappatura aggiornata dei domini del Granducato di Toscana, che comprendevano, evidenziati in colore diverso, anche quelli di più recente acquisizione come i territori senesi.
L’impresa di dipingere le monumentali carte geografiche sulle pareti venne affidata a Ludovico Buti, che realizzò delle elegantissime mappe impreziosite da decorazioni, motivi naturalistici e mitologici, circa 1.200 toponimi scritti a lettere d’oro, e persino raffigurazioni pittoriche di paesaggi e “skyline” cinquecenteschi di molti borghi e città, che in alcuni casi si configurano come le prime rappresentazioni in assoluto di quegli stessi luoghi, come fossero cartoline o fotografie ante litteram!
Sulle mappe si ritrovano tutti i toponimi più celebri della Toscana, del suo mare e delle sue isole; alcuni si sono mantenuti inalterati nei secoli, alcuni hanno modificato la loro pronuncia o grafia in base alle evoluzioni della lingua italiana, altri ancora sono del tutto mutati.
La raffigurazione dell’Isola dell’Elba, su una delle tre pareti, pur riproducendo fedelmente la versione cinquecentesca, risale tuttavia alla metà dell’Ottocento quando l’originale fu smantellato a seguito dei lavori di rifacimento del muro. Il soffitto a cassettoni invece, opera di Jacopo Zucchi, è arricchito da motivi mitologici ed allegorici di derivazione classica, e fu trasportato per intero, così come lo vediamo, da Roma, dove risiedeva Ferdinando I al tempo del suo cardinalato e prima di diventare Granduca. Completa il contesto geografico della mappa un prezioso piano in pietre dure che raffigura il porto di Livorno, opera cinquecentesca di Cristofano Gaffurri su disegno di Jacopo Ligozzi.
Il restauro degli ambienti e delle pitture è durato circa due anni ed ha interessato il recupero delle cromie delle delicate pitture parietali e dei toponimi in oro; il restauro delle strutture lignee e dei dipinti sul soffitto – seriamente danneggiati da infiltrazioni d’acqua – nonché il rifacimento della pavimentazione in cotto realizzato a mano sulla falsariga dell’originale cinquecentesco. I lavori sono stati realizzati dalle Gallerie degli Uffizi in coordinamento con l’Opificio delle Pietre Dure e con il contributo dei Friends of the Uffizi Galleries. Hanno coordinato i lavori di ripristino Antonio Godoli per la parte architettonica, Anna Bisceglia per la direzione scientifica del recupero dei dipinti murali e su tavola, Cristiana Todato he ha seguito la direzione tecnica e Daniela Smalzi che ha condotto le ricerche documentarie e d’archivio.