Pesano ancora le tante incertezze di queste settimane, ma la voglia di viaggiare muove finalmente il mercato
Il weekend di Pasqua sembra lanciare un primo segnale positivo per il settore alberghiero dopo due anni drammatici e le criticità legate alla guerra in Ucraina e agli effetti del caro energia, pesano ancora le tante incertezze di queste settimane, ma la voglia di viaggiare muove finalmente il mercato.
Sul fronte delle prenotazioni, solo negli ultimi giorni c’è stata un’effettiva ripartenza che per la prima volta ha visto coinvolte anche le città d’arte, fin qui le realtà più colpite dalla crisi. Numeri ancora lontani dal precovid, ma Venezia, Firenze e Roma viaggiano verso il 70 – 75% di occupazione con punte anche più alte per i due giorni strettamente di Pasqua.
Le destinazioni montane sembrano giovarsi ancora della coda lunga dell’inverno con un dato sulle prenotazioni che, se confermato, vedrebbe nel fine settimana pasquale ottenere buone performance. Primi segnali positivi anche dalle destinazioni di mare, ma a fare l’en plein sono le aree interne del Paese, quel turismo che gli anni del covid hanno permesso di riscoprire o scoprire tra borghi e campagna.
Qualche settimana fa non eravamo ancora in grado di definire un quadro chiaro della situazione. Le prenotazioni sono arrivate letteralmente all’ultimo secondo, segnale questo che conferma quanto le incertezze legate al conflitto, al caro energia e al covid, non ancora debellato, giochino un ruolo fondamentale bloccando di fatto il turismo – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
È un turismo prevalentemente domestico quello che popolerà le nostre destinazioni a cui si aggiungerà una clientela europea di prossimità. All’appello manca ancora tutta quella porzione di mercato, per noi estremamente importante, ovvero quella proveniente dai paesi extraEU.
Questi primi segnali che stiamo registrando sono un momento di rinascita per un settore che ha sofferto moltissimo l’assenza di turismo. Certamente 2 o 3 giorni di piena attività non risolvono i gravi problemi che attanagliano il settore, ma fanno segnare una precisa inversione di tendenza e sono un buon viatico per l’estate – conclude la Presidente Colaiacovo.