Anche nel tessile si possono ridurre gli sprechi utilizzando filati rigenerati

Anche nel tessile si possono ridurre gli sprechi utilizzando filati rigenerati

Un dato impressionante, fornito direttamente dalla Commissione Europea. Ogni anno nel nostro continente 6 milioni di tonnellate di abiti finiscono in discarica, gran parte dei quali sono il risultato di un fast fashion che divora tutto e non fa arrivare tanti capi alla vendita. In media, ogni cittadino butta via 11 kg di vestiti, scarpe e altri prodotti in tessuto.

Solo il 38% dei prodotti tessili immessi sul mercato dell’UE (circa 2,1 milioni di tonnellate di capi di abbigliamento e prodotti per uso domestico) vengono destinati al riciclo o alla vendita sui mercati mondiali. Il restante 62% viene smaltito nei flussi di rifiuti misti.

Il dickatat della Commissione Europea però è chiaro: entro il 2030, tutti i prodotti tessili immessi sul mercato UE dovranno essere durevoli, riparabili e riciclabili e per gran parte costituiti da fibre riciclate e prive di sostanze pericolose.

Il Festival dello sviluppo sostenibile (4-20 ottobre), diventa un’occasione per aprire una riflessione su un tema che ha bisogno di una maggiore sensibilità non solo da parte dei brand di moda ma anche del pubblico finale, che va guidato verso abitudini di acquisto più responsabili.

In tal senso, l’esempio virtuoso viene dall’imprenditrice marchigiana Gaia Segattini, da poco eletta Presidente CNA Federmoda Ancona. Guida quella che recentemente è diventata una società benefit in cui si produce con avanzi di filati di giacenza, rigenerati ed ecologici. L’azienda, pur non essendo ancora obbligata per legge, ha diffuso la sua prima relazione d’impatto, che include tutti i dettagli sul reperimento dei materiali, sulla produzione e sulla filiera.

Un modello imprenditoriale responsabile volto a ridurre gli sprechi: ogni capo è realizzato con quasi l’80% di materiale di giacenza e rigenerato, “salvato” dalla distruzione. La filiera è cortissima e punta alla promozione del know marchigiano: le imprese, i laboratori micro e di piccole dimensioni sono nel raggio di 70 km.

I dati che ci fornisce la Commissione Europea mettono i brividi – commenta Gaia Segattini -. Dobbiamo assolutamente invertire la rotta e immaginare un modello d’impresa responsabile in grado di ridurre drasticamente gli sprechi, salvaguardando materiali ottimi che però finiscono in discarica. In questo senso dobbiamo fare rete e guidare il cliente finale a scelte più razionali e in grado di rispettare l’ambiente. La nostra relazione d’impatto è un orgoglio perché certifica la trasparenza del nostro operato.

Notizie