Il complesso che sorge a Cerreto Guidi, ottiene per la prima volta in Europa, la certificazione di Turismo sostenibile. Un agri-resort impostato sul concetto di rendere lusso e esperienza tutto quello che la terra, il genio di chi ci ha vissuto e lo scorrere del tempo in secoli di storia hanno donato a quel luogo.
Un immenso podere in cui si alternano, a perdita d’occhio, cipressi, uliveti e campi di cereali e legumi, coltivati secondo i dettami dell’agricoltura rigenerativa, i cui frutti contribuiscono a rendere speciale il menu farm to table offerto giornalmente agli ospiti della struttura. Lo stesso menu che prevede l’utilizzo dei prodotti di apicoltura e allevamenti allo stato semi brado e pastorizia basati esclusivamente sulla felicità animale.
Un complesso di edifici arredati in stile classico, per lo più con arredi cinquecenteschi appartenenti alla famiglia Albizzi-Alessandri, antichi abitanti del luogo. Le 35 suites, distribuite in questo piccolo borgo con annessa fattoria biologica che sembra un moderno presepe, sono riscaldate esclusivamente da pannelli fotovoltaici applicati sui tetti, gli stessi che contribuiscono a produrre acqua calda e a riscaldare una piscina scoperta e una infinity pool che svetta sulla collina.
Tutto a Villa Petriolo è ideato per riconnettersi con le radici storiche dell’ambiente, dei suoi abitanti e per mettere a sistema quello che la natura offre. Questa fattoria di lusso, come la definisce Daniele Nannetti, CEO e founder, è l’emblema della sostenibilità: a partire da vino, olio, miele e piatti ricercati serviti nei tre ristoranti della tenuta, un bistrot, un’osteria e un ristorante gourmet, ai sistemi di riscaldamento e refrigerazione, fino ai prodotti biologici e ai trattamenti utilizzati nella spa, che impiegano vinacce e sansa proveniente dagli scarti della produzione agricola.
Il progetto, letteralmente un atto d’amore nei confronti della Toscana, è nato nel giugno 2018 dal
pensiero illuminato di Nannetti che insieme alla famiglia Cuadra, ha acquistato la tenuta di
Petriolo. Sinora sono riusciti nel difficile intento di recuperare il 100% delle potenzialità̀ agricole
dei suoi 166 ettari, creando un lusso basato sulla secolare tradizione agricola toscana, dove la
sostenibilità è intesa come un impegno verso la salvaguardia ambientale, sociale e finanziaria,
basata su un’economia circolare che elimini gli sprechi faccia parte del DNA e della storia della
Tenuta.
Non a caso, Villa Petriolo è stata nominata best sustainable place 2021 da Save the Planet e ha
ottenuto, per la prima volta in Europa, da parte di Valoritalia, società leader nelle certificazioni
agroalimentari italiana, la certificazione di turismo sostenibile ISO 21401. Si tratta di una norma
volontaria applicabile a strutture ricettive che definisce le modalità di gestione della sostenibilità
in base alla sua dimensione economica, sociale e ambientale. Per ognuno di questi aspetti
vengono anche indicati i requisiti minimi che una struttura deve rispettare per ottenere un
miglioramento continuo delle performance.
Villa Petriolo sorge in un territorio protetto dallo Stato Italiano con vincolo paesaggistico e monumentale. Per la sua realizzazione è stato infatti richiesto il benestare della Soprintendenza per i beni culturali, a riprova del rispetto del management verso la storia e la biodiversità del territorio.
Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia commenta: “Si tratta di un incredibile
risultato e di una straordinaria opportunità per tutto il settore turistico italiano. L’adesione di Villa
Petriolo alla norma ISO 21401 costituisce un punto di partenza di grande valore, perché stabilisce
un insieme di best pratices a cui attingere per elaborare piani e strategie di sviluppo nel segno della sostenibilità. Inoltre, la certificazione di turismo sostenibile è utile anche alla redazione del bilancio di sostenibilità aziendale, un documento fondamentale che molto probabilmente nel prossimo futuro diventerà obbligatorio.”
“La logica su cui si basa Villa Petriolo è quella win-win, che coniuga tutela ambientale, redditività
economica e valorizzazione delle risorse del territorio, che permette di investire anche nelle risorse umane a km 0. Ci sono molti giovani che vivono nel nostro territorio con il know how necessario per contribuire efficacemente a raggiungere gli obiettivi del progetto,” aggiunge Daniele Nannetti. “Abbiamo un ottimo rapporto con maestranze e produttori locali, in modo da sopperire a quello che non produciamo direttamente e massimizzare l’impegno verso i nostri clienti, offrendo loro un concetto di lusso fatto di semplicità, cultura e autenticità.”