La Fondazione Atmosphere, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, dei Cambiamenti Climatici e della Tecnologia e il Ministero della Pesca, delle Risorse Marine e dell’Agricoltura delle Maldive, lancia il progetto “Bamboo for Climate Mitigation”. Il programma del progetto prevede due componenti principali: la piantumazione di piantine di bambù su larga scala nelle isole maldiviane e la diffusione dei semi per sostenere il progetto e la ricerca.
Nel corso della fase iniziale del progetto, ed entro la fine del mese corrente, 500 piantine di bambù arriveranno alle Maldive: di queste, 250 saranno distribuite tra le diverse isole abitate, mentre le restanti 250 saranno utilizzate per scopi industriali. Le generose donazioni di semi di bambù da parte di privati, in due differenti varietà, rappresentano una componente significativa della sostenibilità del progetto.
Le parti interessate includono autorità governative, organizzazioni private e diverse comunità, che si impegneranno attivamente nel programma, aumentando la consapevolezza relativa alle sfide e ai problemi legati al cambiamento climatico.
I semi saranno distribuiti alle parti interessate e a coloro che hanno espresso interesse a piantare il bambù nelle isole. Tra questi, diverse comunità e ONG, privati, le isole dedicate all’agricoltura e il centro agricolo Hanimaadho.
I resort di Atmosphere Core Pvt Ltd incorporeranno le due varietà di semi di bambù nei progetti di cura del paesaggio delle proprietà alberghiere. Il progetto sarà in grado di dare un contributo significativo al raggiungimento dell’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio nel Paese, impegno delineato nel Nationally Determined Contribution (NDC) dell’Accordo di Parigi e nella legge sull’emergenza climatica del 2021 (9/2021).
In linea con gli obiettivi della Fondazione di realizzare programmi vantaggiosi per le comunità e di promuovere conoscenza ed educazione, si è tenuto la scorsa settimana il seminario intitolato “Working Towards Carbon Neutral Maldives with Bamboo” con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle misure di adattamento verso la trasformazione in un Paese a zero emissioni di carbonio entro il 2030, come previsto dall’Accordo di Parigi.
Questa parte del progetto sarà portata avanti dal dottor Nambi Barathi, una figura di spicco nel mondo del bambù in India. Il dottor Barathi è il direttore fondatore della Growmore Biotech Ltd e negli ultimi 20 anni ha condotto specifiche ricerche sul bambù, la pianta che cresce più velocemente al mondo e che vanta alcune varietà capaci di raggiungere un’altezza di 60 cm in solo 24 ore. Il risultato delle ricerche è stato lo sviluppo di un clone superiore della Bambusa balcooa, un bambù a crescita rapida e a maggiore resa di biomassa sviluppato con il metodo di riproduzione convenzionale, noto come Beema bamboo.
Il Beema bamboo produce 40 tonnellate di bambù secco da 1 acro, catturando oltre 88 tonnellate di anidride carbonica ogni anno e rilasciando oltre 60 tonnellate di ossigeno. Questo clone, privo di spine e sterile, è inoltre esente da parassiti e malattie. Il bambù ha moltissime proprietà: migliora la qualità del suolo, favorisce un ambiente più sano e aiuta a mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
Molti vedono il bambù come la coltura del futuro, in grado di fornire energia rinnovabile, materie prime e di diventare un bene altamente redditizio in agricoltura, oltre che un elemento essenziale per la mitigazione dei cambiamenti climatici. I dati sul tasso di assorbimento del carbonio del bambù sono estremamente vari, dalle cifre convenzionali di una media tra le 15 e le 17 tonnellate di carbonio all’anno per un ettaro di bambù, fino a 200 o quasi 400 tonnellate per ettaro in un anno. È inoltre noto che il bambù rilascia circa il 35% di ossigeno in più rispetto alle altre piante e che può prosperare per centinaia di anni senza bisogno di essere ripiantato.
La versatilità della pianta, i suoi altissimi livelli di assorbimento del carbonio e quindi l’elevato rilascio di ossigeno ne fanno una pianta ideale per le Maldive, dove sono state contate attualmente 36 isole abitate con un’estensione di aree verdi inferiore al 30%.