Israele, dal Ministero del Turismo a quello dell’Agricoltura, solidarietà e resilienza nel Paese

Israele, dal Ministero del Turismo a quello dell’Agricoltura, solidarietà e resilienza nel Paese

Strutture turistiche, hanno accolto persone a richio attentati e che reagendo con grande rapidità si è riorganizzata con impegno e grande calore per soddisfare al meglio le necessità delle persone costrette a lasciare le loro case. Aree comuni e sale riunioni trasformate in aule, asili e magazzini per beni di prima necessità

Mentre il conflitto infuria ai confini settentrionali e meridionali di Israele, mettendo i residenti a rischio mortale di attacchi missilistici o infiltrazioni terroristiche, oltre 125.000 di israeliani – dei circa 9.000.000 che compongono la popolazione – sono stati evacuati per disposizioni governative nelle zone relativamente più sicure del centro e dell’estremo sud di Israele.

Due settimane dopo lo scoppio della guerra, il Ministero del Turismo di Israele si è assunto la responsabilità di assorbire gli sfollati e, se inizialmente le evacuazioni riguardavano alcune comunità del nord, nella fase attuale sono state estese a tutte le aree di conflitto lungo i confini del Paese.

Alberghi di Tiberiade. Credito Itamar Grinberg

Un grande sforzo collettivo per ospitare oltre 90.000 persone hotel

Il Ministero del Turismo israeliano ha istituito un centro di controllo a Tel Aviv, in collaborazione con la Israel Hotels Association e gestito di concerto con la National Emergency Management Authority. In Israele le camere d’albergo registrate sono 56.000, ma solo 40.000 sono situate nelle aree interessate. Ad oggi, circa 90.000 evacuati sono hanno trovato alloggio tra hotel, piccole strutture e ostelli, usufruendo del trattamento di pensione completa e di altri servizi alberghieri. La disponibilità conta ancora migliaia di camere da mettere a disposizione delle famiglie sfollate.

Litorale di Netanya. Credito Dana Friedlander

La situation room del ministero è costantemente operativa, con il personale impegnato nel monitoraggio della situazione, per far sì che le necessità – anche quelle speciali – delle persone siano in linea con la loro collocazione. Dopo alcune settimane di guerra, sono state aperte scuole temporanee per garantire l’istruzione dei bambini e, di conseguenza, alcune famiglie sono state trasferite da un hotel all’altro, per riunire le comunità e facilitare lo studio tra compagni di classe abituali.

Alla base dell’efficienza di questa veloce operazione e della conversione d’uso delle strutture, nonostante la carenza delle risorse umane (molte sono mobilitate a fini militari), e i lutti di molte persone, la profonda capacità di resilienza israeliana, il desiderio di aiutare chi ha bisogno e il calore del senso dell’accoglienza: lo stesso che è tanto amato dai turisti quando viaggiano in Israele.

L’iniziativa sta coinvolgendo la maggior parte degli alberghi israeliani di Tel Aviv-Giaffa, Gerusalemme, Haifa, Netanya e di Tiberiade, così quelli della regione del Mar Morto e di Eilat: alcuni di essi sono occupati al 100% dalle famiglie, altri ospitano anche delegazioni legate solidarietà, diplomatici e giornalisti in arrivo ogni giorno in Israele.

Le sale conferenze sono diventate magazzini per i beni di prima necessità e per gli indumenti donati dai residenti locali per gli sfollati che sono arrivati con pochi effetti personali. I club e i miniclub per bambini sono diventati asili e le sale riunioni sono state trasformate in aule, gestite in collaborazione con i volontari locali e il Ministero dell’Istruzione. Ai dipendenti, operativi a Sderot, del gigante dell’hi-tech Amdocs è stato concesso l’uso della business lounge del Ramada Netanya, garantendo così un regolare orario di lavoro fin dal primo giorno.

Studenti, cittadini e funzionari del Ministero del Turismo di Israele volontari a raccogliere i frutti delle fattorie in difficoltà

Dallo scoppio della guerra, l’agricoltura israeliana ha dovuto affrontare una carenza di manodopera, in seguito alla feroce vandalizzazione da parte di Hamas anche di numerosi insediamenti agricoli.

Per contribuire concretamente al sostegno delle realtà più colpite, numerosi dipendenti del Ministero dell’Agricoltura israeliano e altri funzionari pubblici si sono recati nei campi partecipando al raccolto.

L’aiuto prestato alle comunità agricole è solo un esempio delle azioni concrete in cui tutti i cittadini, indipendentemente dall’età, dalla religione e dal loro lavoro, si stanno impegnando per aiutare chi è in difficoltà e vale la pena mettere a fuoco tutti gli sforzi per comprendere lo spirito di unità del Paese.

  • Numerosi volontari stanno consegnando cibo ai residenti nelle aree del sud e del nord del Paese confinanti con Gaza e il Libano;
  • Gruppi di casalinghe preparano torte e cibo per i soldati, per farli sentite supportati anche con il senso di calore legato al cibo fatto in casa;
  • Numerosi cittadini attendono pazientemente in fila ai punti di raccolta delle donazioni di sangue;
  • Le comunità locali si prendono cura e nutrono gli animali rimasti senza padrone.
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