Trieste enogastronomica tradizione e sapori da scoprire con il territorio tra terra e mare

Trieste enogastronomica tradizione e sapori da scoprire con il territorio tra terra e mare

Osmiza Ph. Fabrice Gallina

 La multiculturalità di Trieste non si riflette solo nella storia e architettura urbana, ma anche nella tradizione enogastronomica. Da metà del ‘700 in poi, migrazioni di genti e culture diverse hanno man mano tramandato ricette e sapori della propria tradizione, dando vita una cucina unica che coniuga mirabilmente la gastronomia mediterranea con quella mitteleuropea. La tradizione di Trieste e dell’entroterra sloveno si è fusa con quella austriacaunghereseboema ed ebraica a cui si è aggiunta una forte prevalenza di sapori e usi più squisitamente mediterranei.

Foto: Davide Monti Studio

 Proposte di mare e di terra caratterizzano la cucina triestina. Da buffet tipici della zona, fino a deliziose gastronomie e ristoranti di pesce, la cucina di Trieste offre infatti un’ampia varietà di pietanze che attrae sia i locali, affezionati ai piatti della propria storia, sia chi visita la città.

Sul sito Turismo FVG è presente una sezione dedicata alla strada del vino e dei sapori del luogo, utile per consultare i ristoranti più emblematici triestini.

 La tradizione enogastronomica rispecchia una storia lunga e poliedrica, una mescolanza di sapori, spezie e materie prime che contraddistinguono il territorio triestino:

Jota

Ricetta antichissima, basta pensare che gli ultimi cambiamenti al procedimento risalgono a 500 anni fa. La jota nasce come piatto di recupero: alla base ci sono ingredienti semplici e soprattutto locali, fagioli, cavoli e qualche avanzo di maiale, con cui si riusciva a sfamare tutta la famiglia.

Il termine “jota” ha origini controverse, infatti la radice sembra derivare da un suffisso celtico poi contratto dal tardo latino jutta, (nel senso di brodaglia), oppure dal termine cimbro (un idioma di origine germanica, diffuso in veneto e trentino) yot.

Prosciutto cotto in crosta di pane

L’ideale per uno spuntino immersi nella natura carsica durante un picnic primaverile.

Il prosciutto cotto è un’esplosione di profumi e sapori preparati con molta pazienza e sapienza. Questi accorgimenti e la lenta cottura contribuiscono a rendere il prosciutto tenero, succoso e molto aromatico. Natura e artigianato trovano espressione in questa pietanza che si tramanda fin dal Medioevo, perfetto per un “brunch” della tradizione.

Patate in tecia

Un piatto tradizionale della cucina povera, immancabile sulle tavole di molte famiglie triestine: la ricetta delle patate in tecia è molto semplice e sfiziosa. Amato da grandi e bambini, è un contorno d’eccezione che si abbina perfettamente ai secondi di carne: un grande classico in tutte le trattorie del Carso e in molti ristoranti del centro città triestino.

Patate, cipolla, strutto e pancetta: quattro ingredienti per un risultato strepitoso.

Presnitz
Il Presnitz è un dolce ricco di storia e tradizione che affonda le sue radici nell’epoca dell’Impero Austro-Ungarico. Si tratta di un ricco e morbido ripieno a base di frutta secca riavvolto in uno strato di pasta sfoglia di forma circolare a chiocciola.

Fu durante una visita ufficiale a Trieste che questo dessert fu presentato all’imperatore Francesco Giuseppe e Sissi con le parole: “Se giri il mondo torni qui”. In occasione della visita, infatti, fu indotto un concorso, vinto da una rinomata pasticceria. La sua creazione venne premiata con il titolo “Preis Prinzessin” (Premio Principessa), poi modificato con il tempo dai triestini in Presnitz.

Anche dirigendosi sul Carso, la cucina ricopre un ruolo importante grazie alle osmize: esercizi pubblici, cantine, ma anche spazi allestiti nei giardini privati, che aprono in primavera e per una trentina di giorni all’anno e offrono cibi e vini autoctoni, di produzione locale.

Il nome viene dalla parola slovena osmen, otto, che indicava il numero di giorni di apertura un tempo consentito dal magistrato civico alle case contadine, per vendere al pubblico i propri prodotti. La tradizione è rimasta e con l’arrivo della bella stagione le osmize, sparse in tutto il Carso, aprono i battenti, sventolando la loro frasca sormontata da una freccia rossa, segnale distintivo di questo tipo di locale.

La genuinità e semplicità contraddistinguono questi esercizi, infatti non dispongono di orari d’esercizio come caffè o ristoranti: è necessario consultare il sito osmize.com per organizzare una gita enogastronomica sull’altopiano Carsico a partire dalla settimana prima.

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