Il 31 agosto alle 19, Donatella Borghesi dialoga con Maurizio Melani, ambasciatore ed esperto di relazioni internazionali sui conflitti ed i rischi per la pace che minacciano l’Europa.
Dal 24 febbraio 2022, data dell’invasione russa in Ucraina, i popoli europei si sono trovati dopo quasi ottant’anni di pace a vedere di nuovo la guerra. Non solo: la ripresa drammatica del conflitto arabo-israeliano ha reso ancora più instabile l’equilibrio internazionale. Mentre ogni giorno assistiamo su entrambi i fronti a trattative di pace alternati a incursioni militari, ci chiediamo come nasce una guerra, quella guerra che Freud e Einstein in un loro carteggio definivano un “mistero”.
Siamo stati viziati dalla pace? “Il lungo periodo di pace in Europa dopo la seconda guerra mondiale ci ha abituati a ritenerla come una normalità immutabile”, dice Melani. “Con il processo di integrazione europea speravamo di non rivedere nell’Europa Occidentale gli orrori dei due conflitti mondiali. La deterrenza reciproca tra i due blocchi, con le sue regole di gestione delle crisi, ci ha portati a ritenere che i conflitti legati allo sfaldamento degli imperi coloniali e alle rivalità dei due stessi blocchi su scala mondiale non ci avrebbero coinvolti. Le guerre si svolgevano altrove e noi potevamo coltivare il nostro sviluppo economico e sociale”.
Che cosa non abbiamo capito? “Non abbiamo capito che non basta essere in pace tra noi e che i conflitti a noi esterni possono coinvolgerci. Dopo la fine della guerra fredda l’illusione di una pace definitiva fu rapidamente scossa dal riemergere attorno a noi di vecchie e nuove contraddizioni. Adesso, con i radicali mutamenti intervenuti negli equilibri mondiali, la percezione del rischio è molto maggiore. Bisogna operare affinché, come alcuni stanno cercando di fare, possibili casus belli in Medio Oriente e in Ucraina non portino a conflagrazioni maggiori”.