Ultima settimana per la grande e approfondita retrospettiva “Mario Sironi. Sintesi e grandiosità” che ha riportato uno straordinario successo di visitatori, registrando spesso il tutto esaurito e lunghe code alla biglietteria.
La mostra, che ripercorre l’opera del Maestro a sessant’anni dalla morte, in corso fino al 27 marzo 2022, è curata da Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento, in collaborazione con Andrea Sironi-Strausswald (Associazione Mario Sironi, Milano)e Romana Sironi (Archivio Mario Sironi di Romana Sironi, Roma).
Ad accompagnare la mostra, il catalogo realizzato della Casa Editrice Ilisso. Il volume, oltre al saggio introduttivo di Anna Maria Montaldo, riporta un’ampia e dettagliata disamina con schede analitiche di tutte le opere, redatta da Elena Pontiggia, studiosa dell’artista e autrice della sua prima biografia (Sironi. La grandezza dell’arte, le tragedie della storia, 2015), e inoltre gli approfondimenti di Fabio Benzi sul futurismo sironiano, e di Maria Fratelli, direttrice della Casa Museo Boschi Di Stefano, che esplora con lettere inedite il rapporto di Sironi con i collezionisti Antonio e Marieda Boschi.
Per questa speciale occasione Ilisso ha voluto offrire un catalogo che, pur monumentale – copertina rigida e sovraccoperta, oltre 320 pagine a colori e il ricco quanto aggiornato corredo di apparati scritti, gli studi più aggiornati oggi sull’artista –, a un costo accessibile “anche agli studenti”.
Centodieci le opere esposte, che ne ricostruiscono l’intero percorso artistico: dalla giovanile stagione simbolista all’adesione al futurismo; dalla sua originale interpretazione della metafisica nel 1919 al momento classico del Novecento Italiano; dalla crisi espressionista del 1929-30 alla pittura monumentale degli anni Trenta; fino al secondo dopoguerra e all’ Apocalisse dipinta poco prima della morte.
“Il senso di una grande mostra dedicata a Sironi al Museo del Novecento sta anche nell’identificazione del suo segno nella rappresentazione del paesaggio urbano di Milano: nella resa livida e di struggente bellezza delle sue periferie, nella tragica sintesi delle figure umane del periodo fascista, nella relazione con l’arte pubblica che ha segnato il capoluogo lombardo negli anni trenta del secolo scorso” queste le parole di Anna Maria Montaldo Direttrice del Museo e curatrice della Mostra.
L’esposizione, che ha sede negli spazi del Museo del Novecento e si estende anche nelle sale sironiane del Museo stesso e della Casa Museo Boschi Di Stefano, si avvale di prestiti dai maggiori musei italiani tra cui la Pinacoteca di Brera, Ca’ Pesaro e la Fondazione Guggenheim di Venezia, il MART di Trento e Rovereto e da collezioni private, riunendo così in un unico contesto i lavori più significativi del Maestro.
Sono esposti, infatti, alcuni capolavori che non comparivano in un’antologica sironiana da quasi mezzo secolo (l’affascinante Pandora, 1921-1922; Paese nella valle, 1928; Case e alberi, 1929; L’abbeverata, 1929-30), e altri completamente inediti.
Ampiamente rappresentato in mostra è il ciclo dei paesaggi urbani, il tema più famoso di Sironi, che acquista intensità dopo il suo arrivo a Milano nel 1919 ed esprime sia la drammaticità della città moderna, sia una volontà potente di costruire, in tutti i sensi.
Tra questi ci sono capolavori ben noti come Sintesi di paesaggio urbano, 1921; La cattedrale, 1921; Paesaggio urbano col tram 1925-28, del Museo del Novecento, esposto alla Biennale di Venezia del 1928; la Periferia del 1943.
Sironi però è stato anche un grande interprete della figura umana. Ne danno testimonianza in mostra un nutrito gruppo di opere, tra cui il pierfrancescano Nudo del 1923, prediletto da Margherita Sarfatti; la misteriosa Donna con vaso del 1924; il Pescatore, 1925; La fata della montagna, 1928; la Niobide del 1931, e il doloroso Lazzaro, 1946, dove, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge un Lazzaro che non risorge, simbolo del crollo di tutte le sue idee, a cominciare dal fascismo in cui aveva creduto.
Ampio spazio è poi dedicato al suo legame con la pittura murale negli anni Trenta, di cui fu teorico e interprete. Presenti, capolavori monumentali quali la luminosa Vittoria alata, il gigantesco studio per l’aula magna della Sapienza di Roma, il visionario Condottiero a cavallo (tutti realizzati nel 1935) e il potente studio preparatorio, lungo quasi sei metri, della Giustizia Corporativa (1937-38).
Lasciata alle spalle la sezione dedicata alla pittura murale, il “viaggio” nell’arte di Sironi volge al termine nelle ultime sale che documentano i drammatici anni finali dell’artista, tormentato anche dalla perdita della figlia Rossana, che si toglie la vita nel 1948 a diciotto anni.
La mostra, come tutte le esposizioni del Museo del Novecento, nasce da un progetto scientifico originale capace di restituire una inedita lettura dell’opera e della vicenda umana dell’artista.