Dopo la Cina, nuovo accordo bilaterale con la Nuova Zelanda. Vola la notorietà del Prosecco che oggi l’ufficio marchi dell’Europa siede accanto allo Champagne
Il Consorzio della Doc Prosecco continua a registrare grandi risultati nell’attività di tutela, anche in ragione del grande impegno economico e intellettuale posto in questa fondamentale attività. È recente la decisione pronunciata dall’ufficio marchi europeo la quale, riconoscendo l’ennesimo caso di evocazione della denominazione, ha stabilito che “la indiscussa reputazione della Doc Prosecco nel percepito del consumatore è stata ampiamente documentata da parte del Consorzio e questo conferma che “Prosecco” è diventato il più famoso vino spumante in Europa assieme con lo Champagne”.
“Questa decisione – spiega il presidente della DOC Prosecco Stefano Zanette – che peraltro riguardava un prodotto diverso dal vino, può considerarsi il risultato di una strategia di tutela che da sempre mira a rafforzare il percepito della denominazione non solo presso i consumatori ma anche a livello legale. Per fare questo, il Consorzio ha incessantemente intrapreso azioni legali rivolte ai moltissimi casi di evocazione verificatisi a livello globale, operando tenacemente per strutturare basi solide di tutela. Il grande impegno profuso, ora sta finalmente producendo i risultati attesi”.
La denominazione Prosecco è ormai protetta in moltissimi paesi, specialmente quelli più significativi in termini di export.
“Alcuni mesi fa festeggiavamo la registrazione del marchio “Prosecco” in Cina – continua Zanette – oggi brindiamo al riconoscimento della IG Prosecco nell’ambito dell’accordo bilaterale negoziato fra l’UE e la Nuova Zelanda”.
“Questa protezione – spiega Alessandra Zuccato, responsabile dell’attività di tutela del Consorzio – è particolarmente significativa, in quanto un Paese tanto distante da noi riconosce che siamo una denominazione di origine, inibendo, trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore dell’accordo, la commercializzazione del “prosecco australiano” che vede proprio nella Nuova Zelanda la prima destinazione del suo export”.
Non meno rilevanti sono apparsi i contributi avanzati dal Consorzio nell’ambito dell’opposizione al riconoscimento della menzione tradizionale “Prošek”, richiesta dalla Croazia per contraddistinguere alcune produzioni enologiche locali, rispetto alla quale si è ancora in attesa della decisione della Commissione Europea.
Il Consorzio ha inoltre potenziato ulteriormente i controlli sul commercio online, vista la crescita esponenziale delle frodi in questo segmento di mercato. I numeri, in tale contesto, sono da record: dal 2020 ad oggi sono più di 10.000 i controlli svolti e oltre 2.500 le inserzioni di vendita fatte cessare in quanto ritenute in contrasto con la normativa sull’uso corretto della Doc Prosecco.
“Il Consorzio – prosegue Zanette – intende consolidare ulteriormente le azioni di tutela della denominazione, consapevole dell’assoluta centralità di questa attività nel panorama dei compiti affidati ai Consorzi che, per l’appunto, si qualificano come “di tutela”. Il termine “Prosecco” costituisce il patrimonio fondante del nostro sistema, rispetto al quale è necessario agire con rigore e coerenza al fine di evitare che le controparti possano trovare punti di debolezza capaci di inficiare la nostra attività. I numerosi tentativi di uso scorretto della denominazione, alcuni dei quali già riscontrati in passato, con il passare del tempo tendono a divenire sempre più insidiosi. Sappiamo –conclude Zanette– che ci aspettano ancora molte sfide, per affrontare le quali sarà più che mai necessario essere uniti nell’interesse dei consumatori e dei nostri sistemi produttivi”.