A Bergamo si semina ascolto, affetto, arte, condivisione e “Pioverà Bellezza” per far crescere i giovani

A Bergamo si semina ascolto, affetto, arte, condivisione e “Pioverà Bellezza” per far crescere i giovani

Pioverà bellezza

È Palazzo Frizzoni a ospitare il primo appuntamento con Pioverà bellezza, il progetto di teatro dell’Assessorato Istruzione del Comune di Bergamo pensato per i ragazzi e le ragazze delle Scuole secondarie di I grado della città. Nato con l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche individuali di ciascun ragazzo, favorendo momenti di comunicazione collettiva nonché un percorso di conoscenza e di ascolto emotivo, il progetto è stato ufficialmente presentato durante la conferenza stampa di questa mattina.

Sotto la direzione artistica di Maria Grazia Panigada, consulente teatrale, esperta di teatro e educazione, e il coordinamento di Teatro dell’Argine, compagnia bolognese con un expertise nell’ideazione e realizzazione di progetti di teatro partecipato con le giovani generazioni, il progetto si propone di dare visibilità e voce ai ragazzi nella città in un momento storico che li vede reduci dall’emergenza pandemica ed esclusi fattualmente dalla cittadinanza attiva. Durante la conferenza stampa, sono stati raccontati i principali obiettivi e le finalità dell’iniziativa, nonché i suoi protagonisti, ovvero i ragazzi.

Pioverà bellezza ph Gianfranco Rota

I laboratori teatrali, avviati nell’anno scolastico 2021-22, proseguiranno nel 2022-23, con il coinvolgimento di 15 istituti scolastici, oltre 70 classi e 1570 studenti, nonché di sei compagnie teatrali del territorio:La Pulce, Erbamil, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento e Teatro Prova. Al loro fianco il Teatro dell’Argine, che curerà la regia dell’evento finale. I percorsi in classe sono realizzati grazie al prezioso supporto dei docenti e dei dirigenti.

«Eccoci al secondo anno del progetto ‘Pioverà bellezza’ che ha portato l’educazione teatrale dentro le Scuole Medie della nostra città con un intento molto chiaro, cioè raccogliere, dopo la Pandemia, la richiesta dei ragazzi e delle ragazze di aiutarli ad uscire dall’apatia del corpo e delle emozioni. Ecco che quindi il teatro, strumento di vicinanza e condivisione, entra nell’assetto curriculare delle scuole e diventa spazio di creatività per gli alunni e le alunne. La preparazione dell’evento finale, che renderà visibili alla città più di 1500 studenti e studentesse che partecipano a questo progetto, è partita e ci coinvolge tutti, soggetti organizzatori, supporters, sponsor e scuole nella realizzazione di una bella festa corale per gli adolescenti e per tutta la comunità» dichiara Loredana Poli, Assessora all’Istruzione.

A raccontare il progetto, Maria Grazia Panigada: «Arriviamo a questa presentazione dopo un anno di lavoro, anno in cui con gli esperti delle compagnie abbiamo intrecciato riflessioni, studiato percorsi, messo a confronto le esperienze che ciascuno di loro ha negli anni realizzato con i preadolescenti. A fianco di questo tempo di “autoformazione” gli adulti-professionisti teatrali hanno iniziato i percorsi nelle classi con delicatezza e tantissima cura, con un sentimento gioioso di potere finalmente incontrare i ragazzi e le ragazze, in presenza. Ciò che è emerso dai laboratori nel primo anno è stata una conferma che la scelta che l’Assessorato ha fatto, con estrema consapevolezza del contesto, era la strada giusta: il bisogno dei giovani delle scuole medie di primo grado di riappropriarsi di una capacità di ascolto e di condivisione, dopo l’isolamento del tempo della pandemia. L’espressione del corpo, il gesto poetico, l’immaginazione, ma anche la ricerca di un fare e di un dire che possa essere raccolto e comunicato alla città, diventa tempo davvero prezioso di cui siamo consapevoli e responsabili.  Oggi, guardando il calendario dell’anno che si sta avviando con le migliaia di ore segnate, sono emozionata al pensiero di un tempo lungo che attraverserà le vite di questi ragazzi e ragazze con tanta umanità e leggerezza. Il mio pensiero va poi grato ai tanti insegnanti e al loro accompagnamento prezioso, sono certa che Pioverà bellezza sta seminando un metodo di lavoro che darà i suoi frutti a Bergamo ben oltre il 2023»

Prosegue Andrea Paolucci, Condirettore artistico del Teatro dell’Argine e regista dell’evento finale: «Progetti di questa complessità possono nascere solo là dove amministrazione, scuole, famiglie, studenti e operatori teatrali sono abituati a lavorare in rete condividendo finalità e obiettivi. Qui a Bergamo è evidente che queste relazioni ci sono, sono vive e consolidate nel tempo. Il vero valore aggiunto di Pioverà bellezza è l’esperienza pluriennale delle compagnie coinvolte nei percorsi teatrali con i giovani e giovanissimi. Grazie al lavoro di questi artisti e alla capillarità del progetto sarà possibile mettersi in ascolto di migliaia di ragazzi e ragazze e creare, insieme a loro, piccoli momenti di bellezza partecipata. Sarà un piacere e un onore per noi contribuire a raccontare questa bellezza nell’evento finale che, siamo certi, sarà una festa indimenticabile per tutta la città».

L’incontro in Comune è stato l’occasione per comprendere, dall’esperienza diretta di coloro che hanno lavorato e stanno tuttora lavorando a fianco di ragazzi e ragazze, quanto il teatro sia fondamentale per esplorare sé stessi e chi ci circonda, ma anche per conoscere i fin troppo trascurati bisogni di questa generazione, reduce da due anni in cui gli spazi privati e pubblici in cui tessere le relazioni personali sono stati compromessi a causa della pandemia.

Fabio Comana di Erbamil racconta: «Gestualità, linguaggio non verbale, mimica e gioco scenico sono gli strumenti che abbiamo scelto per offrire agli studenti l’occasione di approfondire le relazioni interpersonali e riscoprire espressività e comunicativa dei corpi. Con uno sguardo, quando possibile, ironico e divertito».

«La compagnia si interessa da sempre alle relazioni umane, in particolare quelle intergenerazionali: adulti/ragazzi, docenti/alunni, genitori/figli. Molte delle nostre produzioni, infatti, si rivolgono ai ragazzi e alle ragazze parlando loro con semplicità e chiarezza di temi importanti come il benessere a scuola e le dipendenze giovanili, anche argomenti considerati scabrosi come la sessualità e la morte. L’attività di spettacolo è affiancata da quella pedagogica; i nostri laboratori non sono mai a carattere generico. I percorsi proposti prendono spunto dalle esigenze concrete delle classi a cui si rivolgono. La nostra ricerca artistica ha sempre privilegiato l’adolescenza: quell’età in cui si è tutto e niente, quel magma costantemente agitato, quel momento della vita dove ogni cosa accade per la prima volta. È per questo che riteniamo così importante la partecipazione al progetto Pioverà bellezza. Dare finalmente voce all’età dell’invisibilità. Farli uscire dalle classi, dalle camere, dai cappucci delle felpe, staccare le cuffiette dalle orecchie e guardarli in faccia. Ascoltare cosa pensano e cosa sentono. Perché la solitudine bussa in petto. E il desiderio di affetto e condivisione è urgente. La loro bellezza sta nelle parole mozzate, negli sguardi nascosti, nelle cretinerie che non riescono a controllare e nei loro occhi che sono vigili testimoni di un futuro incerto» dichiara Silvia Briozzo di La Pulce.

«Il laboratorio teatrale è uno spazio e un tempo di pratica del teatro in cui l’approccio sia al contempo artistico e umanistico. Il conduttore del laboratorio, pertanto, non è un semplice insegnante di teatro, ma una vera e propria guida per i partecipanti, strettamente legato a entrambi gli aspetti. La sua intenzionalità sta nel lavorare tanto sulla crescita artistica quanto sull’arricchimento umano, mettendo al centro la persona, intesa come “trinomio” io-l’altro-il gruppo”. Lavorare teatralmente (e quindi corporeamente) su questi tre livelli (partendo dal singolo per arrivare al gruppo o viceversa) crea un “noi” vivo e importante: ponendo attenzione alla dimensione collettiva senza dimenticarsi di quella individuale, nel laboratorio si riscopre la condivisione e la convivialità, si sperimentano modi per considerarsi cittadini del mondo senza che la nostra identità, personale e micro-comunitaria, ne esca frammentata, superando così l’antinomia tra i due estremi del nazionalismo chiuso e intollerante e del neo-liberalismo consumistico e individualista. Così il teatro si fa coro, si fa comunità. Citando Marco Martinelli, diventa “antro della polis, nella polis”» interviene Flavio Panteghini di Pandemonium Teatro.

Da non trascurare è neppure il ruolo delle periferie, come racconta Damiano Grasselli di Teatro Caverna: «Il progetto è, per la nostra compagnia da sempre impegnata nelle periferie, un momento di importante relazione con il centro. Le periferie sono spesso abitate da un meticciato culturale che fatica a sentirsi coinvolto nelle attività culturali: gli abitanti dei quartieri in cui noi lavoriamo provengono da luoghi diversi, sia italiani che internazionali. Sono spesso persone che sentono il peso del vivere ai margini della città, sia da un punto di vista economico che sociale. Coinvolgerli in attività che mettono in relazione tutta la città significa dare loro la possibilità di essere protagonisti di un momento di riconoscimento: il centro va verso la periferia, proponendo un progetto che si allarga a macchia d’olio anche nelle zone più distanti; la periferia va verso il centro, partecipando a un’attività che si svolge nelle piazze simbolo della città. Un’osmosi vitale per i nostri ragazzi, che sentono il desiderio di accedere a quei luoghi che spesso identificano come altro rispetto a loro. La gioia di poter “andare in centro” non è solo un’affermazione della propria diversità periferica, ma anche un anelito a una visione equa della città che ci permetta di costruire insieme una convivenza reale, fatta non di formule ma di persone che si parlano e si ascoltano. Questo progetto è dunque un’occasione per le periferie di creare ascolto con la propria voce e per il centro, geopolitico e metaforico, di ascoltare questo in-canto che appartiene alla città».

Chiara Magri di Teatro del Vento prosegue la riflessione: «Incontrare ragazzi all’interno dell’attività teatrale dove corpo, parola, emotività e pensiero si muovono insieme, è una esperienza ogni volta unica nel suo compimento e valore; quando si sentono accettati sanno di poterci essere interi. Con il primo blocco d’incontri svolto nel 2022 abbiamo operato affinché lo spazio del teatro tornasse ad essere luogo di accoglienza e di condivisione: al centro dell’attenzione la presentazione di sé stessi tra testi poetici e corpi in tensione, tra spontaneità e riflessione. Ora lo sguardo si alza sulla città per creare un racconto urbano. L’azione dei ragazzi con quella forma poetica di cui sono autori restituirà – in assolo, in corale – opinioni e punti di vista sul loro vissuto in città. Le scuole dove operiamo in Celadina vedono la presenza di una forte percentuale di stranieri, ma al di là delle complesse realtà famigliari, si percepisce la scuola come luogo di riferimento nel quartiere. Porteremo i ragazzi a raccontare la loro città, offrendo suggestioni teatrali straordinarie quanto basta per non farli sentire troppo scoperti difronte agli spettatori.»

Sull’importanza dello strumento del teatro si esprime anche Andrea Rodegher di Teatro Prova: «Che il teatro a scuola sia fondamentale non lo scopriamo certo oggi, ma dopo questi ultimi anni di assenza forzata è importante partecipare a un progetto che non solo riporta al centro il nostro rapporto con bambine, bambini e docenti, ma che lo fa costruendo una rete in cui i legami diventano verticali e abbracciano tutte le scuole di Bergamo. Tante singolarità, tra cui anche quelle delle compagnie teatrali coinvolte, che formano un’unica esplosione di creatività e di senso. Il “Teatro a Scuola” diventa quindi “i Teatri nelle Scuole”, nel segno di una pluralità che è condivisione e collaborazione, e che soprattutto è il tentativo più sincero di amplificare le voci e le storie delle alunne e degli alunni coinvolti».

Il percorso teatrale, che proseguirà a partire dal mese di novembre fino al prossimo anno, culminerà in un evento conclusivo sabato 15 aprile 2023nel programma Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, realizzato in due momenti: la mattina, nelle scuole partecipanti al progetto, che apriranno le porte alla città; il pomeriggio, in Piazza Giacomo Matteotti, in prossimità del Comune di Bergamo. Nell’occasione, ciascuno dei ragazzi, investito di un protagonismo nuovo, farà sentire la propria voce e la propria presenza per le strade della città.

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