Un’occasione di confronto tra le cooperative culturali lombarde di Legacoop, verso il Congresso del 2023, che ha unito visione nazionale e filiere territoriali.
Partecipazione, cura, rigenerazione, lavoro. Le parole chiave che hanno animato la discussione assembleare esprimono i valori e le traiettorie della cooperazione culturale in Lombardia.
Ibride e partecipate, radicate nei territori e capaci di innovare, le cooperative aderenti a CulTurMedia in Lombardia sono oltre cinquanta e rappresentano l’8% del dato nazionale complessivo, un numero che raddoppia se ibridato con altri settori, a testimoniare le caratteristiche peculiari del comparto: multidisciplinarietà, pluralità, multidimensionalità.
Con un valore della produzione che sfiora i 90 mln di euro e oltre 1600 addetti, senza contare le migliaia di lavoratori intermittenti dello spettacolo e della creatività, la cooperazione culturale di Legacoop ha dimostrato capacità di resilienza e ripartenza innovativa, anche grazie alla capacità di promuovere e praticare «un’elevata qualità del lavoro professionale» come ha sottolineato Marco Fazio, Coordinatore del Dipartimento CulTurMedia Legacoop Lombardia, nel corso del suo intervento introduttivo, ponendo l’accento sulla «formazione continua dei lavoratori e delle lavoratrici della cultura e sull’attenzione alla contrattazione collettiva». Qualità che si traducono in valore, per i soci e le socie delle cooperative e per le comunità di riferimento, nei cui territori, ha proseguito Fazio, «la cooperazione è capace di attivare vere e proprie forme di rigenerazione culturale, trasformando teatri in piazze e monumenti in beni comuni. Vorremmo che le istituzioni e i nostri interlocutori avessero la stessa capacità di visione: intersettoriale, di filiera e di partenariati. Anche in vista di Bergamo e Brescia capitali della cultura nel 2023».
A dimostrazione della capacità delle cooperative culturali di Legacoop di tutelare lavoro e formazione anche il dato della diminuzione di oltre il 20% di fatturato tra 2019 e 2020 a cui è corrisposta una diminuzione di lavoratori inferiore al 5%.
Ad aprire i lavori assembleari è stato l’intervento di Giovanna Barni, presidente nazionale CulTurMedia Legacoop: «La cooperazione culturale è un’infrastruttura che già sperimenta forme plurali, ibride e partecipate, diffuse su tutto il territorio nazionale e con alto impatto sociale, tutte caratteristiche originali con cui partecipa appieno all’economia sociale di stampo europeo esprimendo soluzioni belle e inclusive. CulTurMedia, a supporto di tutte queste realtà, tra le più colpite dalla pandemia, si propone come interlocutore per le Istituzioni pubbliche del Paese, ai vari livelli, per i temi di cura e rigenerazione di città e territori, anche nelle aree più fragili, con progetti e modelli di approccio cooperativo che uniscono innovazione, sostenibilità e valorizzazione delle risorse culturali e naturali. In questo contesto la cooperazione culturale può acquisire un ruolo importante nelle trasformazioni digitali e green del Paese, cogliendo le opportunità del PNRR e della programmazione comunitaria 2021-2027 in ambito culturale e turistico, e declinando queste sfide in una direzione più solidaristica e umanizzata».
Hanno contribuito al dibattito gli interventi istituzionali di Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, Nadia Ghisalberti, assessora alla Cultura del Comune di Bergamo e Andrea Cancellato, presidente di Federculture, che hanno riconosciuto il ruolo centrale della cooperazione culturale.
Numerosi gli interventi da parte dei rappresentanti delle cooperative della platea congressuale, che vede al proprio interno esperienze di vera e propria eccellenza, a partire dai molti teatri a Milano e in tutta la Lombardia, dalle piattaforme di lavoratori dello spettacolo, dalle imprese sociali che si occupano di archivi, biblioteche e librerie a quelle editoriali, turistiche, di comunicazione e di progettazione.
A chiudere i lavori la relazione di Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia, che ha posto l’attenzione sulla cultura come valore trasversale che mette in relazione persone e infrastrutture, e sulla capacità cooperativa di sperimentare forme nuove di fare comunità, spesso animando veri e propri presidi culturali come accade nei territori più periferici, generando impatto sociale e sostenibilità. Citando il documento congressuale di Legacoop, Dadda ha ricordato come «in particolare, i temi della cultura e della creatività incrociati con quelli del welfare, dell’ambiente e della natura, dell’educazione, dell’abitare e del turismo sostenibile possono rappresentare gli asset per lo sviluppo di nuove filiere cooperative, la materia su cui progettare linee e progetti strategici».