Presentata oggi alla stampa la mostra “I creatori dell’Egitto eterno” a Vicenza

Presentata oggi alla stampa la mostra “I creatori dell’Egitto eterno” a Vicenza

La rassegna all’interno della Basilica Palladiana, alla presenza del Sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, dell’Assessore alla Cultura, Simona Siotto, dell’Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, del Direttore del Museo Egizio, Christian Greco, di Corinna RossiCédric Gobeil Paolo Marini, co-curatori. della rassegna.

  
Guarda con i tuoi occhi tutti i mestieri e tutto quello che è stato scritto, e vedrai che le parole che ti ho detto sono eccellenti. […] Diventerai uno scriba e te ne andrai per la casa della vita, diventerai come un baule di libri […]”.
Sono le parole che lo scriba Amennakht dedica, in un testo sapienziale noto come “L’insegnamento di Amennakht”, al suo allievo. Ad Amennakht e al suo collega Hori si deve anche il Papiro delle Miniere d’oro, contenente la più antica carta geografica con informazioni geologiche di cui si abbia conoscenza.

La Basilica Palladiana

Quella di Amennakht è solo una tra le tantissime testimonianze che emergono dalla operosa e colta comunità di Deir el-Medina, villaggio fondato intorno al 1500 a.C. sulla riva ovest del Nilo, di fronte all’attuale città di Luxor, e destinato a ospitare gli artigiani qualificati (e le loro famiglie), che ebbero il compito di costruire e decorare le tombe reali della Valle dei Re e della Valle delle Regine per buona parte del Nuovo Regno (1539-1076 a.C. circa).
 
È proprio questa straordinaria storia di scribi, disegnatori, operai, artigiani e artisti che l’esposizione, “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” – fortemente voluta dalla Città di Vicenza e curata dal Direttore del Museo Egizio, Christian Greco, dalla docente di Egittologia al Politecnico di Milano, Corinna Rossi, dagli egittologi e curatori del Museo Egizio, Cédric Gobeil Paolo Marini – racconta.
Nell’anno, il 2022, in cui vengono celebrati gli anniversari di due avvenimenti fondamentali per la storia dell’Egittologia, i 200 anni dalla decifrazione dei geroglifici da parte di Champollion e il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, il Museo Egizio cura, per la prima volta in Italia, un progetto espositivo così importante “al di fuori del museo”, presentando una straordinaria selezione di reperti e sviluppando un tema centrale per gli studi egittologici.
 
In mostra sono esposti 180 reperti originali, 160 provenienti dal Museo Egizio e 20 dal Louvre di Parigi, tra i quali statue, sarcofagi, papiri, bassorilievi, stele scolpite e dipinte, anfore, amuleti, strumenti musicali, che permettono di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti di Deir el-Medina. Molti dei manufatti quali fusaiole, cesti, spatole venivano usati ogni giorno dalle persone per svolgere le loro attività quotidiane.

Di grande interesse si rivelano i numerosi “ostraka”, frammenti di vasi o schegge di pietra utilizzati dagli Egizi per esercitarsi, come su una sorta di tablet contemporanei, nella scrittura e nel disegno. I testi tramandati sono di varia natura: da documenti amministrativi ed economici a scritti di carattere religioso o letterario, poesie d’amore e lettere private. In mostra anche disegni di scorci più intimi, come l’ostrakon che raffigura una scena di allattamento o quello che rappresenta due donne intente a ingioiellarsi all’interno delle loro stanze.
 
Molti i tesori nascosti provenienti in gran parte dalle collezioni del Museo Egizio, che sono presentati al pubblico in occasione dell’esposizione. Tra questi il sarcofago antropoide di Khonsuirdis e il celebre corredo della regina Nefertari proveniente da una delle più belle tombe della Valle delle Regine, che torna in Italia, a Vicenza, dopo diversi anni di tour all’estero, in prestito a musei ed enti internazionali. Ci sono poi oggetti inediti, che fanno parte della Collezione del Museo Egizio, che vengono esposti per la prima volta a Vicenza.
 
Ai reperti originali si uniscono alcuni contenuti multimediali, che senza sostituirsi all’imprescindibilità della cultura materiale, intendono ampliare, come una sorta di “doppio digitale”, le informazioni e le conoscenze che gli oggetti stessi ci tramandano. Di particolare impatto l’installazione curata dal Museo Egizio e realizzata appositamente per la rassegna di Vicenza, che svela per la prima volta i segreti del famoso Papiro della tomba del faraone Ramesse IV, estremamente fragile e perciò non trasportabile.
La riproduzione virtuale, ideata da Corinna Rossi e realizzata da Robin Studio, rende visibili dettagli e aspetti difficili da cogliere guardando l’originale (si tratta di un papiro relativamente piccolo e di difficile interpretazione), presentandolo in maniera, per così dire, “aumentata”. Due i nuclei tematici nei quali si articola l’installazione: il primo guida il visitatore alla comprensione del papiro, spiegando cosa vi sia scritto e rappresentato; il secondo, dal carattere poetico e narrativo, mette in luce la relazione tra il ciclo solare e il ciclo vita-morte, particolarmente significativa per la costruzione della tomba.
 
Il percorso espositivo, nel salone sotto la copertura a carena di nave rovesciata della Basilica, è diviso in due ampie sezioni. La prima illustra la vita terrena e la creazione dei capolavori millenari arrivati a Vicenza attraverso tre capitoli. Deir el-Medina e l’occidente di Tebe racconta la più importante città d’Egitto all’inizio del Nuovo Regno, l’antica Tebe (oggi Luxor) e il piccolo villaggio degli operai. Le statue di Ramesse II, della dea Meretseger, della dea Sekhmet, il naos di Seti I, i frammenti e gli altri oggetti esposti narrano la fondazione e la particolare dimensione religiosa di questi due siti. 

La creazione del microcosmo presenta un focus sulla costruzione delle tombe, sulla loro struttura e decorazione, riportando strumenti, attrezzi e papiri con piante di edifici e studi di disegno.
Lo splendore della vita si sofferma sulla vita quotidiana della comunità, raccontandone le attività e le credenze religiose, tra scene dipinte sulle pareti di ricche tombe, stele e ostraka decorati, oggetti di lusso e rarissimi strumenti musicali, come una lira proveniente dal Louvre.

La seconda e ultima tappa s’intitola La vita dopo la morte e si concentra sulla rappresentazione dell’aldilà e della sua simbologia attraverso i corredi delle tombe e i sarcofagi, i manufatti in faience turchese, come la coppa del Louvre o gli ushabti del faraone Seti I – statuette di piccoli servitori che avrebbero dovuto alleviare le sue fatiche nell’aldilà – o la straordinaria mummia con sarcofago di Tariri.
 
La rassegna è accompagnata da un ampio catalogo Marsilio Arte cui hanno preso parte alcuni dei maggiori studiosi ed egittologi internazionali.
 
L’esposizione è la terza e ultima tappa del ciclo ideato dal Comune di Vicenza “Grandi Mostre in Basilica” e fa seguito alla rassegna “La fabbrica del Rinascimento. Processi creativi, mercato e produzione a Vicenza. Palladio, Veronese, Bassano, Vittoria” (in Basilica Palladiana dall’11 dicembre 2021 all’8 maggio 2022). Il fil-rouge che unisce le due esposizioni è l’attenzione alla creatività e alla sperimentazione, radicate tanto nella Vicenza del Rinascimento, fucina di idee e innovazione artistica, quanto a Deir el-Medina, vero e proprio laboratorio di competenze e abilità che ha plasmato l’idea stessa di grandiosità e ieraticità del faraone e dell’antico Egitto.

La mostra è ideata e promossa dal Comune di Vicenza e dal Museo Egizio, con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Vicenza, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. La promozione e l’organizzazione sono curate da Marsilio Arte, che ne pubblica il catalogo. I partner dell’esposizione sono Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia – VicenzaFondazione Giuseppe RoiAGSM AIMConfindustria VicenzaLD72Beltrame Group ed Euphidra.

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