A Finale Ligure, una tradizione popolare che non deve essere perduta: antichi sapori e tradizioni di un patrimonio da conservare, da tempi immemori si raccolgono erbe selvatiche, utilizzate in cucina o impiegate nella medicina popolare. Il desiderio di riprendere contatto con la natura è sempre più forte e, partecipando alle escursioni guidate organizzate da ‘La pentola della strega’ lungo i sentieri del finalese, le erbe spontanee commestibili e i frutti selvatici della Liguria non avranno più segreti e imparerete a portarli in tavola, perché diventeranno l’ingrediente di gustose e salutari ricette della tradizione contadina e del territorio.
Con l’arrivo della primavera, cresce la voglia di mettere il naso fuori dalla porta di casa per regalarsi salutari e rilassanti passeggiate nel verde, magari alla ricerca di erbe spontanee e frutti selvatici che crescono nelle campagne, nei prati e sugli altopiani, come nell’entroterra di Finale Ligure, dove proliferano rigogliose grazie al clima favorevole e sempre soleggiato e all’influenza sia delle montagne che del mare.
Quando parliamo di Liguria pensiamo subito al basilico e al suo profumo, che evoca nella mente il gusto unico del pesto. Ma, in questa terra, il profumo del basilico si fonde con quello di numerose piante spontanee che hanno un ruolo di primo piano nell’antica tradizione gastronomica locale. A seconda della stagione, è possibile ‘scovare’ diverse piante e varietà nel finalese, lungo itinerari che vi permetteranno anche di attraversare luoghi storici e di una bellezza spesso nascosta.
È molto importante però essere in grado di riconoscere le erbe commestibili da quelle che non lo sono e, spesso, leggere uno dei tanti libri sull’argomento non basta; il consiglio è quello di affidarsi invece ad un’esperta botanica e raccoglitrice di erbe selvatiche commestibili come Francesca Magillo che, con il suo progetto ‘La pentola della strega’, organizza escursioni a passo lento per piccoli gruppi nell’entroterra di Finale Ligure, tra Rialto, Calice, Verezzi, Finalpia, Val Ponci e Perti, per imparare a riconoscere le erbe commestibili, a raccoglierle e utilizzarle in cucina.
Se desiderate fare questa esperienza, che sia primavera, estate o autunno, il territorio saprà regalarvi paesaggi unici ed erbe spontanee diverse ad ogni stagione mentre Francesca saprà incuriosirvi e deliziarvi con assaggi preparati per voi a base di piante spontanee commestibili, ottime per torte salate, frittate, minestre, insalate e dolci.
Il preboggion, piatto della tradizione ligure a base di erbe spontanee
Pronunciato pre-buggiun, è un piatto fortemente legato alla tradizione ligure e alla conoscenza secolare dei contadini a base di varie erbe spontanee, perenni e annuali, che nascono lungo i sentieri e nei campi del territorio. Non ha una composizione fissa, definita, perché cambia a seconda della stagione e della località in cui viene preparato (non a caso, molti paesi della Liguria si contendono la paternità). La ricetta del preboggion prevede che le erbe vengano raccolte quando ancora giovani e tenere, senza inflorescenze, e vengano fatte bollire (il termine dialettale pre-boggî significa proprio pre-bollire) e poi passate in padella con uno spicchio d’aglio prima di essere utilizzate per la preparazione di minestre, frittate, torte e come ripieno per i pansòti (grossi ravioli). Quest’ultima è forse la ricetta più conosciuta nella quale si utilizza il preboggion; priva di carne, è un piatto economico, magro e un tempo considerato l’ideale per il periodo della Quaresima, durante il quale – con le erbette e non solo – si prepara anche la tipica torta Pasqualina.
De Andrè trasforma una ricetta in poesia e musica
A Cimma – dall’album LE NUVOLE…
«Çê serèn, tæra scùa
carne tennia no fâte neigra
no tornâ dùa
Bell’oëgê straponta de tutto bon
primma de battezâla ‘nto preboggion
con doi agoggioin drïto in ponta de pê
da sorvia in zù fïto ti â ponziggiæ»
«Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non tornare dura
Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche
con due grossi aghi dritto in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai»
Si tratta di una ricetta della cucina genovese, portata in alto a metafora in questa straordinaria canzone presente nell’album del cantautore genovese: la cima e la Liguria, un legame indissolubile. La cima era originariamente un piatto povero, ma appetitoso e digeribile, preparato con ingredienti di recupero. Era un classico delle feste e del pranzo pasquale. De Andrè recupera questa tradizione e ne parla in maniera poetica raccontando attraverso un piatto a lui caro, la storia, la tradizione, l’incanto della sua terra.
La Pentola della Strega
Titolare dello studio naturalistico Serinus, Francesca Magillo è laureata in Scienze dei Sistemi Naturali e in Scienze Ambientali; attualmente esercita la professione di Agrotecnico facendo convivere il settore tecnico-progettuale e quello divulgativo ed è un’esperta botanica e raccoglitrice di erbe selvatiche commestibili.
Ha ideato il progetto “La pentola della strega”, dedicato alla scoperta e all’uso delle erbe spontanee in cucina. Francesca organizza escursioni durante tutto l’anno, passeggiate semplici nell’entroterra di Finale Ligure tra coltivi e terreni abbandonati, durante i quali ci si ferma ad osservare le piante commestibili e commentare il loro utilizzo in cucina e la loro preparazione; a metà percorso si gustano alcune preparazioni che hanno come ingredienti le erbe ed i frutti selvatici tipici della stagione.
E presto, Francesca lancerà il “Podere della Strega”, un piccolo orto botanico nel cuore di Calice Ligure, gestito da lei stessa, dove coltiverà alcune delle erbe spontanee commestibili, per brevi passeggiate alla scoperta di quanto la natura ci regala.
PER INFORMAZIONI: SERINUS Studio Naturalistico
Agr.Dott. Magillo Francesca
Ufficio: piazza Massa 19, 17020 Calice Ligure (SV)
Tel.+39.333.8771184
Web: www.serinus.it – @: serinus@virgilio.it – #pentoladellastrega