Il nuovo anno ha avuto inizio solo da qualche giorno, dando il via al naturale susseguirsi delle quattro stagioni che conosciamo secondo le convenzioni del calendario europeo. Non per tutti, però, i prossimi dodici mesi saranno scanditi alla stessa maniera. Secondo il calendario aborigeno della comunità Noongar, che per oltre 50.000 anni ha abitato la regione del South West del Western Australia, esistono, infatti, sei stagioni ben distinte dal cambiamento del clima e della natura dell’area. Il popolo Noongar è tradizionalmente molto legato alla sua terra, con la quale vive in totale armonia e in profonda interconnessione, contribuendo a mantenere stabile il ciclo della vita dal quale il popolo aborigeno dipendeva fortemente durante lo sviluppo della sua lunga storia. Questo legame simbolico è da sempre manifestato attraverso le canzoni, le storie e la profonda spiritualità delle comunità aborigene, che hanno saputo costruire un radicato senso di appartenenza alla propria terra e alla propria identità.
Il susseguirsi delle stagioni ed il loro preciso riconoscimento hanno guidato gli aborigeni per migliaia di anni attraverso una conoscenza unica e davvero affascinante.
- Dicembre e gennaio – Birak, la stagione “rossa”
Gennaio non rappresenta in questo caso propriamente l’inizio di un nuovo anno per il calendario Noongar, ma piuttosto la chiusura della stagione Birak, iniziata a dicembre.
La stagione Birak è tradizionalmente rappresentata dal colore rosso, che simboleggia il caldo, il sole ed il fuoco. Questa è la stagione in cui ci si prendeva cura della terra, che spesso veniva bruciata in maniera controllata per far sì che il terreno si rigenerasse e permettesse nuova crescita. Durante questa stagione le giornate sono calde e secche, ma in qualche modo rinfrescate dalla brezza proveniente da sud-ovest nel tardo pomeriggio. - Febbraio e marzo – Bunuru, la stagione della pesca
Bunuru rappresenta il periodo più caldo e secco dell’anno. Tradizionalmente questo era il momento in cui vivere lungo la costa o lungo i fiumi della regione che, vedendo abbassarsi il livello delle acque, rendevano più semplice la pesca. Durante questo periodo dell’anno, la dieta del popolo Noongar si componeva dunque principalmente di pesce e frutti di mare.
Con il perdurare del clima caldo e secco, i coni dei semi passano dal verde al rosso vivo, a indicarne il processo di maturazione, richiamando diversi animali, in particolare gli emù.
3. Aprile e maggio – Djeran, le notti fresche che anticipano i mesi invernali
Un indicatore chiave del cambio di stagione sono le notti fresche che, nelle prime ore del mattino, lasciano un sottile strato di rugiada, regalando finalmente una pausa dal clima più caldo, insieme a venti più leggeri che soffiano da sud. Alcune piante iniziano a far sbocciare i primi fiori, che rappresentano una fonte di nutrimento per gli uccelli e piccoli mammiferi della regione.
Durante questa stagione era importante assicurarsi che le abitazioni o le sistemazioni temporanee costruite fossero in buono stato. Le abitazioni dovevano essere, infatti, rese impermeabili per anticipare le piogge delle stagioni successive e rivolte nella giusta direzione.
Djeran era tradizionalmente anche la stagione delle cerimonie e di diverse celebrazioni.
4. Giugno e luglio – Makuru, il ritorno nell’entroterra
Makuru viene rappresentata dal blu scuro, simbolo della pioggia e del clima freddo di questa stagione, la più piovosa dell’anno nel South West.
Tradizionalmente questo era il periodo in cui il popolo Noongar si spostava nuovamente nell’entroterra, al riparo dai venti freddi che battevano la costa.
L’alimentazione in questa stagione cambia, passando dal nutrimento del mare e dei fiumi a quello più tipico della terra, in particolare con animali da pascolo, come i canguri o i wallaby. Questo tipo di animali non rappresentava solo un’importante fonte di cibo, ma anche una fonte per la produzione di altri beni, tra cui i tradizionali “bookas”, mantelli di pelle animale che venivano usati quando le notti diventavano molto più fresche. Degli animali nulla rimaneva inutilizzato: anche le ossa venivano usate per la fabbricazione dei bookas e per la creazione di strumenti da caccia. Grazie alle piogge, il terreno torna ad essere fertile.
5. Agosto e settembre – Djilba, l’esplosione dei fiori selvatici
Djilba si preannuncia con una maestosa esplosione di colori, grazie ai fiori che sbocciano nella regione, a cominciare dal giallo acceso delle diverse tipologie di acacia.
Dal punto di vista climatico, Djilba è un periodo di transizione, con alcune giornate molto fredde e limpide che si alternano a giornate più calde, piovose e ventose, ma anche a qualche occasionale giornata di sole.
Durante questo periodo si iniziano ad avvistare le prime cucciolate, mentre gli esemplari adulti si apprestano a procacciare il cibo per i propri piccoli e a proteggerli da qualunque fonte di pericolo, cacciatori inclusi.
6. Ottobre e novembre – Kambarang, l’arrivo della stagione calda
Il territorio continua ad essere punteggiato dai variopinti fiori selvatici della zona, tra cui anche le orchidee, le “zampe di canguro” e l’“Australian Christmas Tree”, la pianta parassita più alta del mondo, che con il suo colore arancione acceso si rende riconoscibile da grandi distanze.
L’arrivo del caldo viene anche preannunciato dal canto degli uccelli e dal ritorno di alcuni rettili, alcuni dei quali escono proprio nei mesi più caldi dal letargo invernale.
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