Dal 22 al 28 gennaio sul sito della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio, in programma una iniziativa speciale per non dimenticare e contrastare qualsiasi forma di negazionismo e di antisemitismo di ritorno. Ogni giorno, dalle ore 10, sul sito filosofilungologlio.it e sul canale YouTube della Fondazione saranno trasmessi una serie di preziosi incontri online che esploreranno gli aspetti filosofici, storici, teologici e letterari di ciò che è stato.
Sette appuntamenti che inizieranno con il contributo dell’illustre biblista, teologo, traduttore, Paolo De Benedetti, la cui memoria vive attraverso il suo testamento spirituale, che è anche raccolto nel libro: La memoria di Dio a cura di Francesca Nodari (Mimesis 2020).
Così interpella le nostre coscienze, il Rabbi di Asti: «Nella Bibbia si vede che Dio promette un nome durevole ai giusti e cancella il nome degli empi. In un certo senso, non si parla di pene dell’inferno o cose del genere, ma di cancellazione del nome. E il nome, nell’Ebraismo, è quello che per noi è l’anima, la coscienza, l’identità, la psiche».
Successivamente, il noto storico delle idee e fine saggista, David Bidussa, si intratterrà su: L’era della postmemoria ovvero sul contenuto culturale, emozionale, e mentale che ci troviamo a “governare” dopo L’ultimo testimone, come recita il titolo di un suo fortunato saggio (Einaudi, Torino 2009). «Una volta che le voci testimoniali di un evento scompariranno che cosa avremo noi? Non è la questione del lutto e dell’assenza, ma quella della capacità che quelle voci parlino e siano in grado di suscitare domande e non di riprodurre se stesse».
Con Simona Forti, professore ordinario presso la Scuola Normale di Pisa dove detiene la cattedra di filosofia politica, nonché eminente studiosa di Hanna Arendt, si parlerà de: La questione del male tra trasgressione e obbedienza, che trae spunto da un suo testo assai illuminante: I nuovi demoni. Pensare oggi male e potere, Feltrinelli, Milano 2012 ove mostra come siano le categorie di nichilismo, pulsione di morte e volontà di nulla a orientare la comprensione del male politico, con il rischio di pervenire ad una visione dicotomica la cui cifra è ravvisabile nel rapporto tra vittima e carnefice e che l’autrice riconduce al «paradigma Dostoevskij».
L’appuntamento di giovedì sarà dedicato alla Vanità della memoria, con le acute riflessioni di Amos Luzzatto – medico, scienziato e biblista, già presidente dell’UCEI – tese ad indagare il labile confine tra memoria e ricordo: la memoria, che diventa vana se vivo nella sincronia, diviene feconda essa stessa se si fa azione concreta ed è animata da ciò che Luzzatto chiama «scelta dello scopo».
In questa sede desideriamo rammentare l’intervista a tutto campo di Francesca Nodari al compianto Maestro, raccolta nel libro: A proposito di laicità dal punto di vista ebraico, Effatà editrice, Cantalupa (To) 2008.
A seguire, Salvatore Natoli, il filosofo dello “stare al mondo”, parlerà de: La memoria di Giobbe, approfondendo, ancora una volta, il grande enigma che sottende una domanda cruciale per la filosofia e per la teologia: «unde malum?». E che è al centro dalla disputa tra il giusto, Giobbe, e il suo Dio: «Perché proprio a me, innocente, capitano queste disgrazie?». Una domanda che diventa tensione della fede e ne mostra la natura paradossale: Giobbe «ama Dio, senza nulla in cambio».
Nel giorno della memoria, sabato 27 Gennaio, si potrà ascoltare la toccante testimonianza di Daniel Vogelmann – fondatore nel 1980 della prestigiosa casa editrice Giuntina, la cui prima pubblicazione nella collana «Schulim Vogelmann», fu La notte del Premio Nobel Elie Wiesel da lui stesso tradotta – figlio della Shoah, che ripercorre la memoria della sua piccola sorellina Sissel, che in yiddish significa “dolce”, e che, in certo senso, è assurta ad emblema del milione e mezzo di bambini assassinati durante la Shoah.
La maratona si concluderà, domenica 28 gennaio, con: Il comandamento della memoria di Rav Giuseppe Laras (intervento che è stato pubblicato, sempre per i tipi di Mimesis, nel 2019, a cura di Francesca Nodari), studioso insigne del pensiero ebraico medievale e rinascimentale nonché rabbino capo ad Ancona, Livorno e Milano, dove ha retto la cattedra per oltre 25 anni. Laras, scomparso nel 2017, è stato una figura chiave nel dialogo ebraico-cristiano, e la sua lezione racconta la tragedia che ha colpito la sua famiglia sullo sfondo di quell’enigma di cui sopra suggerendo un superamento della teodicea a favore dell’antropodicea, che metta al centro l’assunzione, da parte di ciascuno, di una responsabilità attiva.
Una settimana di riflessione e memoria, poiché, per usare le parole di Rav Laras: «noi siamo ancora nel tempo della parola che, in quanto tale, è il tempo della responsabilità e dell’impegno. Ognuno di noi agisca come se ignorasse che un giorno, forse, potrà sopravvenire il tempo del silenzio».