È stato presentato lunedì 10 maggio 2021 a tutta la comunità di liutai il percorso verso il Piano di salvaguardia del Saper fare liutario tradizionale cremonese, che durerà un anno e che conterrà il complesso di azioni che la comunità dei maestri artigiani, con la collaborazione delle istituzioni e di tutto il sistema Cremona, è chiamata a intraprendere, affinché il metodo cremonese di costruzione di strumenti ad arco sia reso sempre più vitale e possa continuare ad essere tramandato alle future generazioni.
In collegamento streaming trasmesso in diretta dall’auditorium Arvedi del Museo del Violino sul canale YouTube del museo stesso, il sindaco Galimberti ha dialogato con i rappresentanti di istituzioni territoriali, nazionali e internazionali. Erano, infatti, collegati il professor Tullio Scovazzi, docente di diritto internazionale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Ana Luiza Thompson-Flores, direttore dell’ufficio regionale Unesco per la scienza e la cultura in Europa, Mariassunta Peci ed Elena Sinibaldi del Ministero della Cultura, Giorgio Marrapodi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo in commissione nazionale per l’Unesco, Maria Agostina Lavagnino, dell’Archivio di etnografia e storia sociale di Regione Lombardia e le facilitatrici Unesco, Benedetta Ubertazzi e Valentina Lapiccirella Zingari.
Frutto di un processo cominciato nel 2012 con l’iscrizione del Saper fare liutario nella lista rappresentativa degli elementi immateriali Unesco, il Piano di salvaguardia ha definito la propria fisionomia negli ultimi mesi, attraverso una serie di confronti preparatori che l’Ufficio per l’Unesco del Comune di Cremona ha organizzato con varie realtà cittadine: le istituzioni musicali, i rappresentanti del Distretto della liuteria e la sua cabina di regia. Ora il passaggio cruciale con la comunità dei liutai, per presentare quello che di fatto si connota come un sostanziale cambio di passo: da una gestione locale a una governance multilivello, che cioè coinvolge il territorio, il Governo e realtà internazionali, Europa e Unesco.
L’incontro ha, così, tratteggiato i presupposti culturali, giuridici e antropologici del Piano di salvaguardia, per poi presentare i temi che saranno oggetto di riflessione e confronto durante le sessioni del Piano. La Convenzione del 2003, infatti, stabilisce che le comunità patrimoniali di ogni elemento – in questo caso i liutai e le istituzioni che con la liuteria hanno a che fare in modo diretto o indiretto – si riuniscano e si confrontino per mettere a fuoco criticità e rischi, e per elaborare un set di azioni da intraprendere, per salvaguardarlo.
“Il saper fare liutario tradizionale cremonese è una tradizione viva, patrimonio culturale dell’umanità intera” ha esordito il sindaco Gianluca Galimberti. “In questi anni tantissimo lavoro è stato fatto puntando sul rafforzamento di tutte le istituzioni culturali, sulla vicinanza ai liutai anche con percorsi e cammini di crescita della conoscenza e delle competenze anche scientifiche. Il Piano di salvaguardia aiuterà a rafforzare le scelte e a farne di nuove per rendere sempre più forti i nostri artigiani artisti, vanto della città nel mondo. Desideriamo che il nostro saper fare continui saldamente ad essere trasmesso nel tempo, proprio come ci chiede la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, ratificata dall’Italia nel 2007”.
Con un taglio estremamente concreto ciascun relatore ha delineato presupposti giuridici, strategie e prassi metodologiche che permetteranno alla comunità di identificare bisogni, rischi e minacce del Saper fare liutario per poi definire le azioni di salvaguardia.
“La base giuridica è la Convenzione del 2003, che tutela il patrimonio culturale intangibile” – ha affermato Tullio Scovazzi, professore ordinario di diritto internazionale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. “Anche il Saper fare liutario tradizionale cremonese nasce dall’esigenza concreta di tutelare la collettività e i prodotti culturali che risultano dalla sua attività, cioè gli strumenti ad arco”. Nello specifico il patrimonio immateriale si compone di tre elementi: la pratica, cioè la capacità di fare qualcosa; la comunità portatrice, cioè il gruppo da cui l’elemento ha avuto origine e che tutt’ora è portatore di quella tradizione, e la trasmissione.
Ed è proprio mantenere viva questa tradizione il centro d’interesse di tutto il progetto e dell’Unesco stessa che, nelle parole del direttore del Servizio II del Ministero della Cultura, Mariassunta Peci e di Elena Sinibaldi, Focal Point – Convenzione Unesco 2003 MiC: “guarda al Piano di salvaguardia del Saper fare liutario tradizionale cremonese come un modello cui ci si potrà ispirare in futuro anche in termini di sostenibilità economica e sociale, un tema reso ancor più urgente dalla pandemia da Covid-19”.
“Sul fronte giuridico, gli strumenti di protezione della pratica attualmente esistenti sono la protezione Unesco e il marchio collettivo cremona liuteria” ha precisato Benedetta Ubertazzi, facilitatrice Unesco esperta giurista, “cui potrebbero aggiungersi, per la prima volta riconosciute a prodotti non agricoli, le denominazioni UE Dop e Igp. Ove le comunità fanno sentire in modo chiaro i propri bisogni, le istituzioni rispondono e associazioni e istituzioni territoriali, nazionali e sovranazionali sono concretamente in ascolto”.
“Il patrimonio culturale immateriale si innova e cambia costantemente e oggi il cambiamento è necessario, ma non può avvenire senza che la comunità, e quindi i liutai, si mettano in primo piano” ha concluso l’avvocata Ubertazzi, con un appello diretto ai liutai che hanno seguito la diretta: “Da oggi siete voi liutai in prima battuta a parlare, non più le istituzioni che vi rappresentano. Il Piano di salvaguardia può aiutarvi verso lo sviluppo sostenibile che significa anche sviluppo economico”.
Tre, dunque, sono le azioni che verranno portate avanti nei prossimi mesi, illustrate dall’antropologa e facilitatrice UnescoValentina Lapiccirella Zingari: “L’elaborazione e la diffusione di questionari a tutti i liutai, per una capillare presa di parola; la ricerca economica, giuridica e storica, e l’organizzazione dei tavoli di lavoro secondo un calendario di 10 incontri che sarà definito con le comunità e che saranno organizzati da settembre 2021 a giugno 2022, con cadenza mensile”.