Il sindaco di Domodossola, Fortunato Lucio Pizzi, e l’assessore alla Cultura, Daniele Folino, annunciano l’apertura dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco, uno degli edifici italiani più inconsueti e originali per architettura e storia, situato nel cuore del Borgo della Cultura del capoluogo ossolano. I Musei Civici Gian Giacomo Galletti sono un contesto multidisciplinare ed eclettico che racconta un territorio di frontiera aperto al mondo e nutrito da un forte impulso collezionistico, soprattutto tra Otto e Novecento. Più Musei riuniti in uno che rappresentano uno spiccato spirito di ricerca ed esplorazione che fa parte non solo dell’Ossola ma dell’Italia intera e che proietta i Musei Civici Gian Giacomo Galletti sotto i riflettori internazionali. Tre livelli espositivi sorti dentro un’antica chiesa francescana ancora affrescata:il piano terra dedicato alle mostre temporanee, il primo piano con il Museo di Scienze Naturali e il secondo piano con la Pinacoteca, la sezione Archeologica, quella di Arte Sacrae una parte dedicata alla grafica. Antonio D’Amico, direttore e conservatore dei Musei Civici
Gian Giacomo Galletti, ha lavorato in sinergia con l’architetto Paolo Carlo Rancati, progettista dell’impianto museografico,arricchito da interventi site specifici dell’artista Gianluca Quaglia. Dopo molteplici vicissitudini e usi, Palazzo San Francesco si mostra nel pieno del suo splendore con una rinnovata veste, a seguito di un accurato restauro e di un riallestimento museo grafico durato diversi anni. Sotto la direzione dell’Architetto milanese Paolo Carlo Rancati hanno lavorato diverse maestranze e ditte, ognuno nel loro specifico ambito professionale, tenendo sempre in considerazione l’identità del territorio ossolano.
L’architettura del Palazzo, ex chiesa,unica nel suo genere, e le raccolte civiche dialogano tra loro in perfetta simbiosi, offrendo al pubblico una sinergica visione tra storia, arte e contemporaneità. Il percorso di Palazzo San Francesco si snoda su tre livelli espostivi che mettono in evidenza peculiarità multidisciplinari e, soprattutto, una geografia del collezionismo ossolano, sollecitato dalla Fondazione Galletti che acquista il palazzo alla fine dell’Ottocento, e concepito da uomini e donne che hanno viaggiato e donato ai musei opere d’arte e manufatti provenienti non solo dalle valli, maanche e soprattutto da diverse parti del mondo. Si svela un patrimonio intrigante e di alto profilo che, dopo svariati decenni di oblio, torna adesso a raccontare storie segrete ed affascinanti.