L’arte come tessitura del quotidiano a Mantova

L’arte come tessitura del quotidiano a Mantova

Prosegue il progetto espositivo Cucire il tempo con l’esposizione delle opere di Marta Allegri e Irene Lanza nelle Pescherie di Giulio Romano a Mantova, per la prima volta adibite a spazio espositivo dopo i recenti interventi di restauro.

Curato da Stefano Baia Curioni e Melina Mulas, a partire da una riflessione sul lavoro di Maria Lai, il progetto presenta la ricerca di sei artiste italiane che esplorano la pratica del fare arte come gesto che “accoglie, cuce e riordina l’amore profondo per le proprie origini”: tessitura, infanzia, ascolto, fiaba, narrazione, silenzio e radici sono alcune delle parole d’accesso per la comprensione del loro lavoro meticoloso e paziente.

Marta Allegri – Respiro

 “Nell’anno dedicato a Venere e alla possibilità di una rinascita – racconta Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te – abbiamo sentito l’importanza di una mostra dedicata a una particolare qualità del fare arte: quella di raccogliere i fili della gioia e del dolore assieme per tessere il presente in modo umano e generoso. Le artiste scelte hanno questo in comune: capacità di vedere e di farci vedere i doni del presente”.

 La rassegna Cucire il tempo – promossa dal Comune di Mantova, Fondazione Palazzo Tee Fondazione le Pescherie di Giulio Romano, in collaborazione con Archivio Maria Lai e Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, con il contributo PIC | Regione Lombardia e con il progetto grafico di Corraini Edizioni – nasce da una intuizione di Melina Mulas: “Ho avuto la fortuna di conoscere alcune artiste, le ho incontrate perché le ho cercate, attratta dalla dimensione spirituale della loro ricerca, nel loro fare. Ognuna, in modo diverso, trasforma e alchimizza i temi e il tempo della propria vita, come fossero tessitrici”.

 Dopo il dialogo tra le opere di Maria Lai e l’essenza del colore puro che Sonia Costantini sa trasmettere su tela, dal 28 settembre al 17 ottobre 2021 sarà allestito il secondo momento espositivo con le trame di architettura dismesse di Marta Allegri e i ferri trasportati dal mare di Irene Lanza.

Tre opere di Marta Allegri realizzate con materiali industriali, come reti zincate e mattoni forati, trasformati in sculture che, in una nuova relazione con il tempo, evocano tessiture e ricami.

Realizzate con materiali industriali, come reti zincate e mattoni forati, le sculture di Marta Allegri evocano tessiture, ricami, vecchie case e oggetti lontani nel tempo. La ricerca dell’artista bolognese, attraverso la capacità di trasformare mantenendo la memoria, si concentra in particolare sui temi dell’architettura, della natura e del paesaggio. Similmente legato al riutilizzo di materiali e al recupero di oggetti, il lavoro di Irene Lanza, per la prima volta presentato al pubblico, esprime una poetica al tempo stesso visionaria e figurativa, in cui prendono vita, come in un incantesimo, figure femminili, angeli e imbarcazioni.

Irene Lanza – Angelo con bambino

“Le sei artiste tessono sia la gioia che il dolore – spiega Melina Mulas che le ha registrate e ritratte con la fotografia – rammendano ferite che generano bellezza, la guarigione e la gratitudine sono l’ordito della loro arte; più intessono e più aprono alla dimensione di libertà che unisce, con un filo, tutte le donne in un’antica sorellanza. Con alcune di loro è nata una spontanea e profonda amicizia.

C’è un aspetto, un ingrediente fertilizzante, nel lavoro di queste artiste, che è quasi impossibile esprimere a parole: l’umiltà, nel senso di humilis, dalla terra”.

L’ultima parte del progetto, dal 19 ottobre al 7 novembre 2021, presenterà i misteri dei ricami dei bisquit di porcellana di Rosanna Bianchi Piccoli e i fili di rame stratificati di Antonella Zazzera.

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