Il titolo dice già tutto: blast, prende spunto dal verbo “blastare” neologismo coniato proprio per definire la violenza espressa anche in modo verbale, sui social o durante un dibattito.
Una mostra evento sulle tematiche della violenza: da quella di genere al catcalling fino ai contesti di guerra più estremi. Chiamati a esprimersi, artisti di fama internazionale da ogni paese, da nomi più noti a talenti emergenti.
Blast estetiche della violenza tra immagine, video e documento è ideata e curata da Jessica Bianchera e Marta Ferretti, insieme a Giulia Costa. Realizzata in occasione della XVI edizione di ArtVerona, nell’ambito del programma Video&TheCity, si terrà dal 15 al 19 ottobre negli spazi di Palazzo Poste – prestigioso edificio progettato da Ettore Fagiuoli negli anni ’20 del Novecento – ex sede delle Poste italiane, che riapre alla città il Salone degli Sportelli dopo il passaggio a proprietà privata e gli interventi di restauro, favorendo l’incontro tra antico e contemporaneo e restituendo alla città un luogo di grande rilevanza storica e architettonica.
La mostra – realizzata con il prezioso contributo di Boccanera Gallery, Galleria Studio G7, Laveronica arte contemporanea, Mazzoleni, mor charpentier, Prometeo Gallery, Recontemporary, Rodriguez Gallery, Spazio Cordis – presenta una selezione di artisti di riconosciuta fama internazionale, insieme a giovani provenienti da differenti background culturali, i quali utilizzano il video e l’immagine in movimento per analizzare e testimoniare diverse “categorie” di violenza in contesti individuali e collettivi, spesso incorporando nuove tecnologie e modalità di circolazione digitale: Lida Abdul, Simona Andrioletti, Edgardo Aragón, Sofia Borelli, Elisa Caldana, Daniela Comani, Forensic Architecture, Regina José Galindo, Rodrigo Garrido, Debora Hirsch, Inhabitants, Michal Martychowiec, Rebecca Moccia, Giuliana Racco, belit sağ, Santiago Sierra, Diego Tonus, Chiara Ventura, Amir Yatziv, Dagmawi Ymer.
Sarà inoltre possibile consultare i documenti e le opere di alcuni archivi video digitali autorganizzati, tra cui LOOP Barcelona, bak.ma e Archivio delle memorie migranti.
Il progetto si propone di esplorare in modo allargato e partecipato la relazione tra violenza, documento e verità pubblica attraverso l’uso del mezzo video. In particolare, si focalizza sul video come strumento di documentazione, ricerca e rielaborazione narrativa, affrontando il concetto di violenza come categoria morale, sociale, politica e come dimensione relativa che non si compone solo di gesti e situazioni esplicite, ma anche di azioni sottili, mascherate.
Prendendo in considerazione alcune delle tendenze artistiche attuali che fanno proprie metodologie e pratiche di ricerca e produzione di immagini, dati e informazioni provenienti da ambiti trasversali, – quali ad esempio le scienze forensi, l’architettura, il giornalismo e l’attivismo – BLAST vuole sviluppare una riflessione condivisa su diverse modalità di percepire, analizzare e restituire episodi e dinamiche di forza, violenza e potere a livello individuale ma anche collettivo e sulla loro rappresentazione e distribuzione digitale.