Il Palazzo del Teatro Nuovo,luogo dalla storia gloriosa,dal 12 al 28 novembre, al piano posto sopra la antica sala teatrale e cinematografica, sarà aperta al pubblico una mostra di arte contemporanea che vuole essere prima di tutto una testimonianza dell’importanza di promuovere attività di spettacolo e cultura in luoghi ormai chiusi da tempo, per poter permettere di scoprire o riscoprire spazi che hanno segnato la storia della città.
Il Palazzo del Teatro Nuovo, sorto nel 1897sull’area del Giardino Piccinelli, su progetto di Guttermayer e Albini,ispirato al Teatro Dal Verme di Milano, viene inaugurato nel 1901;nel 1950 viene trasformato in Sala Cinematografica e prosegue la sua storia, tra alterne vicende fino al 2005, anno della chiusura definitiva. Da diverso tempo, Guido Nosari De Danieli (Bergamo, 1984) ha eletto il piano superiore del Palazzo a suo studio di arte e, in collaborazione con la nostra Fondazione, ha dato avvio al progetto GENIUSLOCI, una mostra curata da Giovanni Berera che presenta opere, oltre che di Nosari, anche di Italo Chiodi (Villa D’Ogna, 1961) e Hannah Quinlivan (Canberra,1981).
Tre artisti diversi fra loro che si misurano in uno spazio che fino a fine novembre rivivrà una nuova storia; tre diversi frammenti di produzione d’arte,per creare un percorso nel quale la memoria e la profezia si intrecciano profondamente. I frammenti innescano sempre narrazioni su piani temporali e spaziali differenti, soprattutto nella nostra contemporaneità, dove la frammentazione è la condizione che caratterizza la nostra comprensione del mondo. Scriveva Italo Calvino in Lo Sguardo dell’archeologo nel 1972 “Nel suo scavo l’archeologo rinviene utensili di cui ignora la destinazione, cocci di ceramica che non combaciano, giacimenti di altre eredi quelle che si aspettava di trovare; il suo compito è quello di ricostruire una continuità e un tutto ”. E così,riaprire le porte del Nuovo, diventa sia esercizio di memoria, sia una opportunità che viene offerta a tutta la città per scoprire un tesoro nascosto e porre nuovamente attenzione su un luogounico di produzione culturale. E del resto,già la scorsa primavera, con il progetto Nuvole solitarie, Nosari De Danieli aveva riacceso i riflettori, allora solo sulla facciata esterna del palazzo, grazie a una installazione che mirava idealmente a ricucire i legami che si erano interrotti a causa della pandemia